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Migranti. Con 166 profughi a bordo Resq chiede un “porto sicuro” di sbarco

Nello Scavo lunedì 16 agosto 2021

Uno dei tre soccorsi svolti domenica da Resq

Il giorno dopo il primo soccorso con 84 persone tratte in salvo, la nave “Resq People” ha trascorso la domenica affrontando altri tre interventi. Ora a bordo del vascello umanitario dell’organizzazione italiana ci sono 166 persone.

“Ci appelliamo con fiducia alle autorità nazionali e europee perché venga subito indicato un porto sicuro per la nostra nave”, dichiarano Gherardo Colombo e Luciano Scalettari, rispettivamente presidente onorario e presidente di “ResQ – People Saving People”.

“Abbiamo a bordo 166 persone tra cui 12 minori compresi bambini sotto i 5 anni e uno di 9 mesi. ResQ è nata per dare aiuto alle persone in difficoltà in mare. Non chiediamo e non chiederemo a nessuno da dove viene e dove vuole andare. Per noi vale la legge del mare che impone di salvare le vite umane in difficoltà”, spiegano dall’equipaggio.

“Confidiamo che questo nostro appello - aggiungono Colombo e Scalettari - venga accolto senza indugi e senza rimpalli. Ci commuoviamo per le vittime delle violenze in Afganistan, non giriamoci dall’altra parte quando le persone fuggono da guerre e fame. Stiamo parlando di vite umane. E per noi ogni vita è preziosa e insostituibile".

Parole che richiamano la politica alla responsabilità, specie dopo le parole utilizzate dalle più alte cariche dello Stato per omaggiare Gino Strada. Proprio il fondatore di Emergency fu tra i primi, a partire dal 2016, a intervenire con uno staff medico nel Mediterraneo Centrale a bordo delle navi dell’organizzazione umanitaria Moas.

A bordo di Resq c’è proprio Cecilia Strada, figlia del chirurgo morto la settimana scorsa. “E’ importante che queste persone possano essere portate a terra il prima possibile”, ha scritto su twitter Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione Onu per le migrazioni (Oim).