Il caso. Centro per disabili «sfrattato». La protesta dei ragazzi (e della Caritas)
Erano preoccupati, ormai la strategia sembrava evidente. Perciò lo avevano messo nero su bianco: «Protestiamo vibratamente
– avevano scritto ufficialmente al Comune i genitori e i parenti dei ragazzi lo scorso 30 aprile – per questo stillicidio di provvedimenti da febbraio volti a interrompere, prorogare e infine definitivamente chiudere le preziose attività a favore di un’umanità sofferente». Una chiusura definita «offensiva, umiliante, inaccettabile». Non sbagliavano.
Il Comune di Benevento prova infatti da sei mesi a sfrattare il centro sociale polifunzionale per disabili “È più bello insieme” da un suo edificio, una ex scuola La prima volta il 29 gennaio, quando ha comunicato che le attività sarebbero dovute cessare il giorno dopo. La seconda volta il 29 marzo e il centro avrebbe dovuto chiudere il 30 aprile. La terza lo scorso 28 maggio e i 45 disabili seguiti e curati dalla Caritas diocesana dovrebbero sloggiare sabato prossimo.
Le prime motivazioni sarebbero state l’incertezza dei fondi regionali, incertezza poi rivelatasi meno che tale, anzi un tantino
pretestuosa. Ma sono le ultime quelle sorprendenti. Facciamo un passo indietro.
Il 14 maggio i carabinieri del Nas arrivano al centro. Visita inattesa, non c’erano mai stati in diciassette anni, ma legittima ci
mancherebbe, doverosa anzi. Ispezionano tutto con cura e redigono il verbale. Tutto è a posto. Al punto che gli stessi carabinieri scrivono «nel complesso le condizioni igieniche sono sufficienti».
L’unico problema – si legge sempre nel verbale - è nel «mancato utilizzo di uno dei servizi igienici che, a causa di una copiosa infiltrazione proveniente dai bagni del piano di sopra, occupate da famiglie disagiate qui ospitate dal Comune, sono stati chiusi». Ma il centro per disabili lo ha già segnalato al Comune, l’ultima volta con una nota inviata il 29 marzo che i carabinieri – annotano -
acquisiscono in copia. Il resto – documentazione relativa al Centro e agli operatori – dovrà essere inviata entro cinque giorni anche via email. Viene spedita dopo tre e naturalmente lo testimonia la posta elettronica certificata.
Fine, lieto, della storia? Macché. Nell’ultimo avviso di “sfratto” arrivato dal Comune si sostiene che proprio in quell’ispezione i Nas avrebbero scoperto il mancato rispetto di alcuni requisiti e sarebbe anche seguita la mancata trasmissione della documentazione richiesta. Incredibile, eppure vero. Nero su bianco.
I ragazzi disabili e le famiglie non ci stanno e non ci sta neppure la Caritas. Ieri hanno promesso battaglia e l’hanno iniziata stamane. Domani c’è l’incontro con il Comune, ma c’è da scommettere che il sindaco, Clemente Mastella, adesso non se la sentirà di mettere in strada questi ragazzi. Anche perché spesso va in Caritas a ringraziare per quanto fatto a favore della città, senza guadagni e con molto sacrificio...