Il caso Coltano. Pisa mobilitata contro la nuova base militare nel parco di San Rossore
Il ministro della difesa, Lorenzo Guerini, ha firmato con Draghi il decreto per una nuova base militare a Coltano, in un'area protetta dal punto di vista ambientale e paesaggistico
A Pisa sta montando la protesta contro la nuova base militare che il governo vuole realizzare nelle campagne intorno a Coltano, un piccolo borgo rurale di appena quattrocento abitanti tra Pisa e Livorno, all’interno del parco naturale di San Rossore.
Il decreto firmato dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, uscito in Gazzetta Ufficiale il 23 marzo scorso, suscita polemiche da settimane non solo perché del tutto inatteso (il sindaco leghista di Pisa Michele Conti afferma di non aver ricevuto alcun atto ufficiale) ma anche perché si farà in un’area protetta da vincoli paesaggistici e ambientali con i fondi del Pnrr, ovvero le risorse messe a disposizione dall’Europa dopo l’emergenza Covid per finanziare la transizione ecologica.
La base, destinata ai reparti antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri, sorgerà in un’area di quasi 73mila metri quadri attorno al vecchio "radar di Coltano", un’ex stazione radio utilizzata fino a una quindicina d’anni fa dai militari della vicina base statunitense di Camp Darby.
Secondo le indiscrezioni il progetto vedrà la realizzazione di caserme, uffici, una pista di atterraggio per gli elicotteri, poligoni di tiro, centri di addestramento, laboratori, magazzini e una ventina di villette a schiera per un totale di circa 445mila metri cubi di cemento.
Nonostante il fermo parere contrario messo per iscritto dagli esperti del Parco. La vicenda ha suscitato clamore fin da subito spingendo i partiti, le associazioni ecologiste e i sindacati a mobilitarsi contro la scelta del governo, che al momento non appare modificabile. Il "caso Coltano" è arrivato anche in Parlamento, prima con un’interrogazione presentata dal leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, poi con un’interpellanza urgente della deputata di Manifesta Yana Chiara Ehm.
Sulla vicenda si era espresso alcuni giorni fa anche il segretario del Pd Enrico Letta, definendola «una scelta sbagliata nel merito e nel metodo, che va a intaccare un’area protetta con una decisione calata dall’alto». Il governatore Pd della Toscana, Eugenio Giani, che ha chiesto invece al governo di individuare luoghi più idonei per la base.
Intanto la mobilitazione del territorio sta crescendo di ora in ora. Una petizione lanciata online sul sito Change.org ha raccolto già oltre 96mila firme. Due giorni fa trecento persone si sono riunite in assemblea nel piccolo circolo Arci del borgo pisano. Dalla sala si è levato un coro di voci contrarie a ogni tipo di cementificazione a scopi militari, dunque anche in altre zone del territorio, rigettando qualsiasi ipotesi compensativa. La rivolta ormai diffusa a sinistra e tra gli ambientalisti prenderà forma anche in una marcia per la pace che partirà stamani dal centro di Pisa e percorrerà circa dodici chilometri lungo la via Aurelia, fino a raggiungere l’area di Coltano.
La data-chiave sarà però il 4 maggio: quel giorno si terrà infatti a Firenze un vertice fra il Comando Generale dei Carabinieri, il Ministero delle Infrastrutture, la Regione Toscana e le istituzioni locali in cui l’Arma sosterrà la validità e la sostenibilità ambientale del progetto, mentre la Regione e il Comune di Pisa proveranno a proporre altre soluzioni. Le forze politiche appaiono divise. Il Pd ha suggerito aree alternative da espropriare sempre intorno a Pisa, il centrodestra invece non direbbe no a un progetto di dimensioni ridotte.