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Intervista. Passera: «Col ritmo di Renzi si va a sbattere»

Eugenio Fatigante mercoledì 31 dicembre 2014
È tranchant questa fine d’anno vista da Corrado Passera. Il giorno dopo la conferenza stampa di Matteo Renzi, l’ex numero uno di Olivetti, Poste e Intesa Sanpaolo che sta preparando per il 31 gennaio l’assemblea costituente di Italia Unica (e che ieri ha festeggiato i 60 anni) non ne ha ancora digerito le 'parole d’ordine': «Certo, c’è un problema di velocità nel cambiare l’Italia – dice al telefono –, ma non si può ridurre tutto a una questione di ritmo. Se uno acquista velocità ma va nella direzione sbagliata, si prepara solo a sbattere con più forza contro il muro. Parlare dei cambiamenti senza farli è una gravissima responsabilità. Questo Paese deve coltivare un livello più alto di ambizione. Deve ancora cambiare verso». Non vorrà negare a Renzi l’ambizione. Non è troppo ingeneroso con il capo del governo? La sua è presunzione, non ambizione. Il 2014 è stato un anno sprecato. Abbiamo dedicato gran parte del tempo alle riforme istituzionali, che sono importanti ma non una priorità in questa fase. Sul resto il premier continua a scandire dei titoli, senza arrivare a una conclusione. Ci vengono contrabbandate come rivoluzioni degli interventi che cambieranno poco o nulla: vedi il polverone montato sul Jobs act, che altro non è che una lieve modifica del passato solo per i licenziamenti economici dei nuovi assunti, peraltro alimentando così i dualismi nel mercato del lavoro; oppure la nuova scuola finita in naftalina, mentre io propongo di ridurre d’un anno il ciclo di quella primaria e di garantire ovunque materne ed elementari a tempo pieno; o il Senato consegnato in mano alle Regioni, invece di essere chiuso e basta; o le Province abolite, mentre sono state solo tolte ai cittadini le elezioni... Ma gli ultimi governi non erano nemmeno arrivati a questo punto. Non è una valida giustificazione. Renzi avvolge tutto con la sua melassa di retorica mistificante, mentre l’economia scivola sempre più: abbiamo accumulato 10 milioni di disoccupati e sottoccupati, i giovani se ne vanno, le imprese italiane non investono più, il debito pubblico veleggia al 133% del Pil... E nessuno dice che la Legge di stabilità avrà un effetto appena dello 0,1% sulla crescita, e intanto farà crescere di altri 50 miliardi la spesa pubblica e di oltre 70 miliardi le imposte. Cos’altro vogliamo subire da questo signore? È peggio di Berlusconi. Abbiamo perso malamente anche l’opportunità del semestre europeo. A proposito di Europa: vede un vero rischio nella Grecia che torna alle urne? No. È una nazione così piccola che sarebbe sempre una situazione gestibile. Il punto è che nel semestre non abbiamo saputo costruire un’alleanza più forte fra i governi che si oppongono alla linea-Merkel. Il piano Juncker è irrilevante: punta a coinvolgere i privati, ma quei capitali non arriveranno. Il fatto è che quando parliamo di sanità, istruzione, ricerca, bisogna metterci i soldi pubblici. Con Renzi abbiamo un governo privo di una visione del Paese, che per di più si muove all’insegna della vecchia logica del 'compriamo i voti'. Addirittura? Cos’altro sono gli 80 euro dati indistintamente a tutti, mentre si potevano impiegare i 10 miliardi per meglio alleviare le vere situazioni di povertà nelle famiglie? Cos’altro sono le 150mila assunzioni promesse nella scuola, senza concorso, con sprezzo del merito di cui si riempie la bocca? Gli stessi sgravi triennali sulle assunzioni saranno poco utili in questa fase: sarebbe stato meglio riprendere la via, invece abbandonata, dei premi ai contratti di produttività. Insomma, Renzi non lo salva proprio su nulla? Nemmeno sulla lotta ai corrotti? È vero, siamo malati di corruzione. Ma la ricetta non può essere aumentare le pene. Bisogna tagliare alla radice. Va posto un alt alla politica che si occupa dell’economia: quindi subito la drastica riduzione delle società partecipate, invece di perder tempo. E poi limitare le centrali di spesa che sono ancora oltre 30mila, aiutare i magistrati applicando i premi ai pentiti come nelle leggi antimafia, rendere trasparenti i bilanci pubblici. Domanda di rito: vede davvero spazi per il suo partito? E non teme Salvini? Vedo spazi grandissimi perché esiste una maggioranza silenziata che non trova alternative. Per questo Renzi occupa spazi che non sono suoi. Berlusconi ha di fatto accettato la sua supremazia. Restano i populismi di Grillo e Salvini, due posizioni estremiste e irrealizzabili col loro no all’euro piuttosto che agli immigrati, e come tali politicamente inutilizzabili. Crescono solo perché c’è un grande disagio sociale. Noi puntiamo a ricostruire una vasta area liberale e popolare. Ci vuole pazienza e coraggio, doti che non ci mancano. Questo Paese merita di meglio.