Sos clima. I giovani dei Fridays for future: «La politica non ci ascolta»
L’onda verde dei Fridays ritorna nelle piazze di tutto il mondo
«Sarà un autunno caldo». Ne è convinto Emanuele Genovese, 25 anni, romano e studente di Statistica. Emanuele sarà in piazza oggi, per il “Global strike” (lo sciopero globale per il clima) come centinaia di migliaia di altri suoi coetanei in tutto il mondo. E con i giovani del movimento Fridays for future anche molti lavoratori. Uno sciopero per il clima che in Italia assume un significato particolare, a due giorni dalle elezioni.
Avete incontrato i rappresentanti politici, come vi sentite?
Inascoltati. Ma questa è una costante dall’inizio. Abbiamo sottoposto ai partiti (quelli che ci hanno confermato l’incontro) la nostra agenda climatica ma le risposte sono state poche e vaghe. C’è sempre un <+CORSIV50R>gap<+TOND50R> tra le azioni di governo e quello che dicono, soprattutto in campagna elettorale. In questo periodo sono disposti a dire praticamente quasi tutto. Eppure alla fine le posizioni che sostengono sono quasi sempre insufficienti, oltre che inadeguate e infondate scientificamente.
Ma non salvate neanche un programma di partito?
Abbiamo fatto un incontro allargato con Fratelli d’Italia, Pd e Cinque stelle e poi anche Sinistra Italiana ed Europa verde: poche risposte. Tutti vogliono avere la medaglietta di quelli che parlano con i giovani. Ma poi non entrano nei nostri contenuti.
Alcuni però hanno detto che vogliono vedervi periodicamente.
Ma che senso ha se non ci sono le premesse? Ad esempio il Movimento 5Stelle ha messo il 2050 nel simbolo, per ragioni climatiche. E però è sbagliato perché l’obiettivo di decarbonizzazione per l’Italia è fondamentale il 2035. È chiaro che mettere 2050 nel simbolo è anche confondere gli italiani che pensano di avere più tempo. Ma ci sono altri contenuti che mancano. Come ad esempio la legge per il clima che ancora non abbiamo e il piano di adattamento al cambiamento climatico. La priorità dell’emergenza climatica non è così convincente e dimostra anche che spesso i nostri politici non conoscono del tutto il tema.
Quindi sempre “bla, bla, bla”?
Non voglio essere pessimista: da quando è nato il movimento qualcosa è cambiato. Oggi nessun partito può permettersi di non inserire nel proprio programma le fonti rinnovabili. Ma manca un piano realistico sulla transizione ecologica, soprattutto per settori fondamentali quali trasporti ed energia. In generale posso però dire che non ci siamo ancora.
Che cosa prevede la vostra "Agenda"?
La crisi climatica è un fenomeno globale che si manifesta però a livello locale. Le nostre proposte si basano su cinque macroaree (trasporti e viabilità, energia, lavoro, edilizia e povertà e acqua) attuabili nell’immediato futuro, che avrebbero un enorme impatto. Non sono proposte esaustive: esistono molti altri ambiti, interconnessi tra loro, che si dovrebbero affrontare. Ma non ci si può nascondere dietro alla complessità, usandola come scusa per rimandare l’implementazione delle misure necessarie. Per questo vogliamo partire da queste proposte, con la consapevolezza che devono essere solo il punto di partenza.
Qualche esempio pratico?
C’è questo strumento delle comunità energetiche: quasi tutti i partiti ne parlano ma non c’è nessuna reale spinta o incentivazione. Ci si limita cioè a recepire una direttiva europea. Nel frattempo tutti i partiti si sono dedicati ai rigassificatori e ad altre proposte a breve termine sul gas e degli strumenti dedicati alle rinnovabili e alle comunità energetiche non c’è traccia.
Voi cosa proponete?
Noi proponiamo di fare una comunità energetica per ogni comune, come hanno fatto in Spagna. Con una media di 8mila comunità energetiche, in pochi anni produciamo l’energia elettrica che consumiamo oltre ad avere vantaggi sociali, come la riduzione della bolletta. Poi, chiediamo anche un sistema di trasporto pubblico accessibile ed efficiente. Treni regionali e trasporto locale gratuiti, sconto del 75% sui biglietti Intercity, e del 50% sul costo dei biglietti Alta Velocità Frecciarossa e Frecciabianca. Rendere i trasporti più economicamente accessibili, però, si rivelerebbe inefficace in un contesto di servizio scadente o inesistente. Se il treno o l’autobus non passa o arriva in forte ritardo, l’automobile resterà l’unica soluzione per spostarsi. Per questo sono necessari forti investimenti, per creare una rete più capillare, affidabile, efficiente e sicura.
Per questo abbiamo il Pnrr..
Il Pnrr ha dei fondi aggiuntivi, però si è visto quasi subito, prendendo il caso dei trasporti, che sono comunque insufficienti per la transizione. Mancano interventi strutturali come ad esempio nuove ferrovie. Si è puntato molto sull’alta velocità e si sono dismesse tantissime tratte che hanno dato origine a questo sistema colabrodo.
Da lunedì cosa farete?
Da lunedì in poi l’agenda rimane valida e se, come è probabile, non faranno nulla allora continueremo a protestare. Nel Paese c’è un forte malcontento. In Gran Bretagna, la gente inizia non pagare le bollette che non utilizzano le rinnovabili. Noi torneremo in piazza il 22 ottobre con uno sciopero nazionale legato alla logistica. L’autunno è ricchissimo di problemi…