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Lo studio di Greenpeace. Clima e media, “Avvenire” promosso a pieni voti. Ecco perché

Daniela Fassini martedì 14 novembre 2023

Avvenire è l’unico quotidiano in Italia (fra i cinque presi in esame - Repubblica, Stampa, Corriere e Sole 24 Ore) a ottenere la piena sufficienza (6,8 punti su 10) per come viene trattato l’argomento clima e cambiamento climatico. Lo conferma una ricerca di Greenpeace pubblicata oggi che aggiorna il monitoraggio periodico sull’informazione dei cambiamenti climatici in Italia. I risultati mostrano che nel secondo quadrimestre del 2023 i principali quotidiani italiani hanno pubblicato in media 3,3 articoli al giorno in cui si fa almeno un accenno alla crisi climatica, sebbene gli articoli realmente dedicati al problema siano meno della metà. Si tratta di un aumento sensibile rispetto alla prima parte dell’anno, riconducibile al dibattito che ha accompagnato l’alluvione dell’Emilia-Romagna e le ondate di calore estive, ma segnato anche dal negazionismo e dal tentativo di sminuire i rischi del riscaldamento globale: il 18% degli articoli diffonde infatti argomenti apertamente negazionisti o di opposizione agli interventi per contrastare la crisi climatica.

In base ai risultati dello studio, Greenpeace ha aggiornato la classifica dei principali quotidiani italiani: raggiunge la piena sufficienza Avvenire (con 6,8 punti su 10), anche grazie alla quasi assenza di pubblicità di aziende inquinanti; punteggi scarsi per Repubblica (5,0) e La Stampa (4,8); decisamente insufficienti il Corriere (4,0) e Il Sole 24 Ore (3,6). I giornali sono stati valutati mediante cinque parametri: 1) quanto parlano della crisi climatica; 2) se citano i combustibili fossili tra le cause; 3) quanta voce hanno le aziende inquinanti e 4) quanto spazio è concesso alle loro pubblicità; 5) se le redazioni sono trasparenti rispetto ai finanziamenti ricevuti dalle aziende inquinanti.

«È paradossale che nell’estate più torrida di sempre, importanti esponenti del governo, talvolta con la complicità degli stessi media, possano limitarsi a dire che ha sempre fatto caldo, negando i rischi della crisi climatica e il legame con le ondate di calore, ampiamente accertato dalla comunità scientifica», dichiara Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia. «Se persino davanti alle vittime e ai danni degli eventi estremi, nei palinsesti trovano tanto spazio il negazionismo e l’opposizione alla transizione energetica, è anche perché gran parte dei media italiani sopravvive grazie ai finanziamenti di Eni e delle altre aziende fossili, che della crisi climatica sono i principali responsabili. In Italia non c’è libertà di stampa sul clima e questo è un pericolo per il pianeta e per le nostre vite».

Aumentano i negazionisti

Nell’estate più calda di sempre, con alluvioni e ondate di calore che hanno reso sempre più evidenti gli impatti del riscaldamento globale, sui principali mass media italiani è aumentata l’attenzione verso la crisi climatica, ma al tempo stesso si è assistito a un ritorno del negazionismo più sfacciato, anche per voce di esponenti del governo. Il nuovo rapporto di Greenpeace Italia non fa sconti: con dati alla mano dell’Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca specializzato nell’analisi della comunicazione, lo studio dell’associazione ambientalista ha esaminato, nel periodo fra maggio e agosto 2023, come la crisi climatica è stata raccontata dai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 e dalle 20 testate di informazione più seguite su Instagram.