Ambiente. Eliminare i rifiuti illegali, una giornata di impegno civile
Tra le tante “Giornate mondiali” scandite dal calendario delle celebrazioni ce n’è una che si distingue dalle altre per come si è diffusa: non a partire dai "soliti" Paesi ma su impulso di un movimento nato in Estonia nel 2008 e che si è esteso in ben 191 Nazioni, Italia compresa. Viaggiando tramite una rete di cittadini e associazioni così trasversali da non poter essere ingabbiati sotto un unico cappello. L’obiettivo? Eliminare i rifiuti illegali – un milione di tonnellate l’anno, il dato più recente – e di sensibilizzare le persone che vengono coinvolte in tutto il percorso: dall’individuazione del sito da ripulire all’intervento di pulizia vero e proprio. A cui si affiancano flash mob, laboratori per bambini e attività ludico-educative.
Ogni 20 settembre si celebra il World Cleanup Day: “la più grande azione civica di pulizia al mondo, 60 milioni i partecipanti, riconosciuta da quest’anno dalle Nazioni Unite”, si legge sulla locandina di Let’s do It! Italy, associazione costola di un vasto movimento globale che parte dai Paesi Baltici e approda in Italia nel 2013. Più precisamente ai piedi del Vesuvio, dove trova terreno fertile in un movimento locale già attivo sul territorio.
“Ricordo ancora quando sono stato contattato dagli amici di San Pietroburgo”, racconta Enzo Capasso, presidente di Let’s do It! Italy. “A Napoli avevamo già sperimentato diverse forme di attivismo, mossi dal desiderio di rispondere all’immagine pessima che in quegli anni la città, sommersa dai rifiuti, dava di sé”.
Clean up, così si chiama la realtà partenopea, raggiunge dunque il suo obiettivo: si pone come esempio di civismo partecipativo e, abbracciando la grande famiglia di Let’s do It! Italy, trova l’opportunità di estendere la sua mission lungo lo Stivale, mentre parallelamente Let’s do It! World lievita arrivando anche in Paesi in conflitto come Iran, Iraq… Posti fino a quel momento impensabili.
Ma quale è il segreto di un movimento che in pochi anni dal basso conquista 191 Paesi? “Non ci sono formule”, dice Capasso, “credo che la vera forza sia la cooperazione”, la capacità di fare rete tra soggetti che hanno voglia di rimboccarsi le maniche. Cittadini, associazioni e aziende, “sono loro i veri protagonisti del cleanup, dall’inizio alla fine”. Secondo uno schema semplice: tramite l’App “TrashOut” segnalano un’area che necessita di un intervento di pulizia, creando così una vera e propria mappa interattiva mondiale in base alla quale pianificare le azioni.
Viviana è una giovane dottoranda in Lingue germaniche e slave. Vive a Roma ma è nata ad Andria, in Puglia. Un posto che, racconta, “è sotto scacco dei roghi tossici e degli ‘svuota cantine illegali’”. Per questo motivo “quando posso, vado a dare una mano con il sogno di smuovere le coscienze”. La sensibilizzazione infatti è il secondo pilastro del movimento insieme alla cultura del bello. Marco è di Torino, una vita passata praticando sport in acqua, soprattutto nel fiume Po. Vedendo il degrado fluviale di acque e sponde degli ultimi anni ha dato vita al progetto “Vie d’Acqua” con cui aderisce alla Giornata affiancando a un’opera di pulizia a 360 gradi, la possibilità di fare prove in acqua o apprendere rudimenti di canottaggio grazie alla partecipazione della squadra dei paralimpici. “Per far passare il messaggio”, dice, “che il World Cleanup Day è un evento inclusivo e che prendersi cura dell’ambiente è anche bello e divertente”.