Mafia a Foggia. Clan feroci e omertà diffusa
Poco tempo fa il coordinatore della Dda di Bari Pasquale Drago aveva inviato una lettera a tutti i vertici nazionali, sia politici che della magistratura e delle forze dell’ordine, per segnalare la drammaticità della situazione nel Foggiano, la sottovalutazione del fenomeno mafioso, l’insufficiente dispiegamento di forze sia quantitativo che qualitativo. Oggi a Foggia il ministro dell’interno, Marco Minniti, ha convocato il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza. Ma è arrivato prima il piombo della mafia garganica. «Quanto accaduto lo avevamo previsto - commentano ora i magistrati in prima linea -, avevamo un quadro che ci portava a ipotizzare scenari di questo tipo, speriamo che ora ci sia una maggiore consapevolezza».
È quello che chiede da tempo anche Libera. Proprio per questo l’associazione guidata da don Luigi Ciotti ha deciso di tenere proprio a Foggia, il 21 marzo 2018, la prossima edizione della Giornata della memoria e dell’impegno, in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Una decisione rafforzata dal nuovo, gravissimo episodio che ha colpito anche due vittime innocenti. Tutto è già molto chiaro per gli inquirenti a partire dalle armi usate, «kalashnikov e fucile calibro 12, la loro firma». In uno scenario ben noto. Nell’ultima Relazione la Direzione investigativa antimafia aveva lanciato un allarme su una vera e propria 'guerra di mafia' in atto nella provincia di Foggia, segnata da 'frequenti riassetti di potere' e dalla 'nascita di alleanze trasversali particolarmente pericolose', e per questo destinata con ogni probabilità a 'subire un’ulteriore evoluzione'. La 'società' foggiana e la mafia garganica, scrive la Dia, 'impattano con inusitata violenza sulla provincia', disegnando un quadro criminale 'complesso ed instabile', caratterizzato dalla 'notevole frammentazione' delle singole organizzazioni e da equilibri estremamente precari in 'un contesto ambientale omertoso e violento'.
Ma quali sono le caratteristiche di questa mafia? Le aveva spiegate recentemente, in un seminario coi responsabili di Libera, il sostituto procuratore Giuseppe Gatti, coordinatore per l’area Nord della Dda di Bari. «La mafia garganica è una mafia feroce, non le basta togliere la vita ma anche il ricordo delle sue vittime. Per questo viene sparato un colpo di lupara in faccia». Dunque «ferocia ma anche compattezza e controllo del territorio » e questo porta a «una diffusa omertà che si basa più sul consenso che sulla paura». Una mafia che «sa coniugare tradizione e modernità», dove «vincolo di sangue e vincolo di mafia sono la stessa cosa». Non c’è dunque da stupirsi se «le denunce sono pressoché inesistenti e quei pochi che lo fanno poi ritrattano al processo. E non ci sono neanche collaboratori di giustizia». Così dal 1980 a oggi su 265 omicidi ben 223 sono irrisolti. Ma il magistrato parla anche di «segni di speranza come il coraggio delle donne. Nel Foggiano sono loro a pentirsi, per amore dei figli ai quali dare un futuro migliore». E anche gli imprenditori di Vieste «che decidono di denunciare insieme e con le istituzioni. Alla prima udienza del processo sono arrivati in tanti coi pullman dal paese per dire che non erano soli. Dovevate vedere le facce dei mafiosi, per loro era destabilizzante. Questa è la strada. La fede antimafia è la fede nel noi». Ne è convinta Libera che parla di 'una guerra criminale, feroce e violenta, in atto da tempo ma sottovalutata' contro la quale 'c’è bisogno di una nuova Resistenza etica, sociale e politica'. E 'un segnale forte' sarà il 21 marzo 'per stare vicino a chi, in Puglia, come in altre regioni, non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere. E per illuminare, testimoniare e valorizzare il positivo di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate per il bene comune, la dignità e la libertà delle persone'.