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Ius culturae. Gentiloni, mio impegno per la nuova cittadinanza in questa legislatura

Redazione romana sabato 14 ottobre 2017

«Spero che saremo orgogliosi di poter dire che i bambini che frequentano le nostre scuole ma sono nati da genitori stranieri possono avere il diritto alla cittadinanza. Stiamo lavorando per approvare la legge entro questa legislatura». A dirlo è il premier Paolo Gentiloni nel suo intervento al teatro Eliseo di Roma per i 10 anni del Partito democratico. «Abbiamo introdotto le unioni civili in questo paese e ne siamo orgogliosi. E spero che saremo orgogliosi di poter dire» anche di avere introdotto un altro diritto, quello «dei bambini alla cittadinanza». L'impegno di Gentiloni è arrivato in risposta all'appello rivoltogli poco prima, in apertura della manifestazione, dall'ex segretario dem Walter Veltroni: «Vorrei che la legislatura si concludesse con l'approvazione dello ius soli. Paolo e Matteo fate ciò che è necessario».

Poi Gentiloni ha detto che il Pd, che incarna i principi della «sinistra di governo», ha «vinto» la sfida di governo in questa legislatura e ora ci vuole «una conclusione ordinata contando nel ruolo di alta garanzia del presidente Mattarella dimostrando che anche nelle condizioni più impervie si può governare tenendo fede ai nostri principi e valori».

«Teniamocelo stretto questo Pd - ha proseguito Paolo Gentiloni - perché non so come sarebbe sopravvissuta una sinistra di governo e una sinistra in generale se non avesse assunto la forma del Pd. Il Pd c'è, lotta insieme a noi si potrebbe dire». E ha aggiunto: «Dobbiamo essere grati ai diversi segretari, da Veltroni a Franceschini, da Bersani a Epifani. Non sono stati anni facili, conosco le lacerazioni» ma bisogna guardare avanti, ha concluso. «L'alternativa è tra chi pensa sia possibile rifugiarsi nelle pantofole della propria biografia e chi accetta la sfida del governo, obiettivo che è nato con la nascita del Pd».

Dure le parole del segretario Matteo Renzi: «Il Pd non appartiene a chi è sul palco oggi, il Pd appartiene al popolo che lo ha creato e chi se ne va sta tradendo se stesso». E ha aggiunto: «Se non ci fosse stata l'intuizione del Pd oggi la sinistra in Italia sarebbe irrilevante come è totalmente irrilevante oggi in Spagna, Francia, Olanda, Germania e Inghilterra». E allora «non mi interessa chi farà il premier ma come. Abbiamo un nemico è l'autoreferenzialità, il parlarsi addosso, le nostre divisioni».

L'avversario vero, ha sottolineato, è il centro-destra. «Se passa come spero il Rosatellum abbiamo di fronte a noi un corpo a corpo in tutti i collegi con un centrodestra populista, che ci ha lasciato con lo spread e la più grande crisi economica del dopoguerra. O noi saremo nelle condizioni di capire che questa è la sfida o rischieremo di perdere non noi come Pd ma l'Italia»