Referendum. Cittadinanza, raggiunte le 500 mila firme. Meloni: Italia ha ottima legge
Riccardo Magi (terzo da sx) e altri promotori del referendum a Montecitorio mostrano il numero 500 mila
Traguardo raggiunto sei giorni prima della scadenza. Con uno sprint da centometrista, il comitato promotore del referendum per la riforma della cittadinanza raggiunge le 500 mila firme necessarie per presentare il quesito. Il referendum punta a dimezzare da 10 a 5 anni di residenza legale continuativa degli stranieri il termine per diventare italiani. Domenica le firme arrivavano a 300 mila, ieri dopo le 13 erano 463.905, tre ore dopo mezzo milione. Ben 180mila sono arrivate nelle ultime 24 ore, evidenzia Youtrend. Ad aver contribuito di più sono state le regioni del Nord. Ora il quesito dovrà superare il vaglio di ammissibilità della Corte costituzionale a febbraio, poi in primavera potrebbe andare al voto. La prova del fuoco sarà il raggiungimento del quorum.
Una mobilitazione di partiti e società civile che indica un sentire diffuso sul tema. Se all’accelerata finale hanno contribuito anche tanti appelli di volti noti, il tema era stato posto all’attenzione dei legislatori già nel 2004 dalla Comunità di Sant’Egidio. Il punto più avanzato dell’iter arrivò nel 2015, quando una proposta fu approvata in prima lettura alla Camera. Poi più nulla.
«Gli italiani dimostrano una grande voglia di partecipazione e di non essere rassegnati al modo ideologico con cui questo governo tratta temi centrali per il futuro del paese», esulta il segretario di +Europa Riccardo Magi, tra i promotori del quesito. Magi ringrazia «tutti quelli che ci hanno creduto» e chiede di «continuare a firmare per dare più forza a questo referendum che segna il primo passo concreto».
«Raggiunto l'obiettivo per il referendum sulla cittadinanza», commenta la segretaria del Pd, Elly Schlein, mentre «per quello contro l’autonomia differenziata speriamo di presentarne più di un milione». «Ancora una volta l’Italia dimostra di essere molto più avanti di chi la governa», afferma Angelo Bonelli di Avs: «Adesso - invita - bisogna continuare a firmare, anche solo per vedere la destra sempre più in crisi di nervi di fronte a un'Italia che si rifiutano di vedere».
Dal M5s si schiera la vicecapogruppo alla Camera, Vittoria Baldino: «Da promotrice di una proposta di legge sullo Ius scholae ho sottoscritto a titolo personale il referendum». Per la riforma anche Italia dei valori - Matteo Renzi ha già firmato - che coglie l’occasione del no di Fi a un ordine del giorno in consiglio regionale in Piemonte per polemizzare col partito di Tajani, quest’estate sostenitore della riforma a dispetto del centrodestra. «Dopo il no alla Camera - commenta la senatrice piemontese di Iv Silvia Fregolent - anche in Piemonte Fi si è adeguata alle posizioni dei suoi alleati, votando contro lo Ius scholae».
La sfida sulla cittadinanza si giocherà infatti anche sul terreno parlamentare. Se il Pd ha già depositato una sua proposta, c’è attesa per quella degli azzurri, che propone 10 anni di frequenza scolastica e via gran parte degli automatismi nell’acquisizione dei diritti. Domani è prevista una riunione a Montecitorio dei gruppi parlamentari di Forza Italia. «Noi stiamo lavorando per presentare una nostra proposta complessiva sulla cittadinanza», puntualizza il leader di Fi Antonio Tajani: «Non votiamo emendamenti a sorpresa, risoluzioni presentate qua e là per cercare di dividere la maggioranza. È una questione seria e non può essere oggetto di giochini parlamentari». Vista l’opposizione di Lega e FdI, oltre alla sessione della legge di bilancio, Fi sa di andare in Aula non prima del 2025.
Pronta la replica della deputata dem Ouidad Bakkali, prima firmataria della mozione del Pd sulla cittadinanza discussa oggi alla Camera: «In Parlamento discuteremo le mozioni che rendono palese quali sono le nostre posizioni e quali i punti di incontro su questa riforma. L’Aula sarà il luogo dove esprimere il proprio pensiero e le proprie proposte. Definire questo lavoro giochino è irrispettoso innanzitutto verso l’Istituzione parlamentare».
Intanto, da New York, dove si trova per l'Assemblea dell'Onu, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ribadisce: «Ritengo che 10 anni siano un tempo congruo per la cittadinanza e che l'Italia abbia un'ottima legge». «Non vedo quindi la necessità di cambiarla», ha aggiunto. Poi se ci sarà il referendum, «questa è la democrazia», ha concluso.