La svolta. Cinque indagati per la scomparsa di Kata. Tra loro due zii della bambina
La piccola Kataleya
Giunge una svolta significativa nelle indagini della procura di Firenze per la scomparsa di Mia Kataleya Chiclo Alvarez, la bimba peruviana di 5 anni di cui si sono perse le tracce nel pomeriggio dello scorso 10 giugno. La procura ha infatti notificato cinque avvisi di garanzia ad altrettanti ex occupanti (quattro peruviani e un romeno) dell’ex albergo Astor, dove la piccola Kata viveva con la famiglia. Lo stabile di via Maragliano era abitato abusivamente da un centinaio di persone, e fu sgomberato una settimana dopo la scomparsa della bambina. Tra i cinque indagati ci sono due zii della bambina. Il fratello della madre, A.A.V., 29 anni, è già in carcere nel filone di indagine sul presunto “racket delle camere” dello stabile occupato. L’altro zio indagato è il fratello del padre, M. E.C., 19 anni.
La misura decisa dai magistrati inquirenti è necessaria per svolgere accertamenti tecnici irripetibili, «volti ad accertare la presenza di materiale biologico o genetico e all’estrapolazione di eventuali profili del Dna da borsoni, trolley e da rubinetti di stanze dell’hotel e alla loro successiva comparazione con quello della vittima», spiega una nota della procura.
Tre degli indagati (una donna e due uomini) sono stati ripresi dalle telecamere uscire dall’ex hotel – dopo l’ora della scomparsa di Kata – con un borsone e due trolley che per dimensioni avrebbero potuto occultare la bambina. Gli stessi trolley e borsone sono stati utilizzati dai tre al momento dello sgombero del 17 giugno.
Invece gli altri due indagati – verosimilmente i due zii – occupavano tre distinte stanze: nei rubinetti dei bagni – in occasione della perquisizione effettuata l’11 giugno – erano state rilevate tracce di una presunta sostanza ematica. Potrebbe essere l’esito di ferite fortuite, come nel farsi la barba, ma gli inquirenti vogliono escludere che si tratti di sangue di Kata.
Tutti gli accertamenti saranno svolti con l’ausilio di un consulente tecnico nominato dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) diretta dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli. Inoltre, alla ricerca di ulteriori tracce di Kata, i carabinieri hanno in programma scavi più approfonditi nell’ex albergo Astor nei prossimi giorni.
Anche se finora non sembrano giunte richieste di riscatto, l’indagine è relativa a sequestro di persona a scopo di estorsione.
La procura aveva anche ipotizzato una ritorsione per il racket degli alloggi nell’ex hotel Astor. Un filone che aveva portato in carcere, il 5 agosto, quattro persone tra cui lo zio materno della bambina, per presunte estorsioni e il tentato omicidio di un altro occupante dell’Astor il 28 maggio.
Ma si seguono anche altre piste, tra cui quella di un rapimento per errore della piccola Kata, che potrebbe essere stata portata in Perù. I pm hanno deciso nei giorni scorsi di fare una richiesta di rogatoria nel Paese sudamericano per verificare l’attendibilità di alcune dichiarazioni – rese in contesti diversi – del nonno materno e di uno zio paterno, che avrebbero avvalorato questa ipotesi. Il primo, in una trasmissione televisiva in Perù, aveva detto che la bambina era stata vista su un autobus assieme a una coppia. Il secondo, detenuto a Lima, avrebbe telefonato al padre di Kata rivelandogli che un altro recluso sosteneva che il sequestro era stato compiuto per errore.
Di qui la richiesta del procuratore Tescaroli, e dei pm Christine von Borries e Giuseppe Ledda, per acquisire in Perù le testimonianze di tredici persone. La bambina – secondo questa ipotesi – potrebbe essere stata rapita in quanto scambiata con la figlia di un altro peruviano implicato – nel maggio 2022 – in una vicenda di traffico di droga, che fuggì da Firenze forse temendo ritorsioni, mentre moglie e figlia rimanevano a vivere proprio nell’Astor. In più, questa bambina era diventata una compagna di giochi di Kata, anche il giorno della scomparsa di quest’ultima. Per questo la piccola è stata ascoltata in procura nelle scorse settimane con il sostegno di uno psicologo.
Il procuratore aggiunto Tescaroli, ai primi di luglio, aveva lanciato in televisione «un appello di responsabilità a tutti». Aggiungendo: «L’ipotizzato sequestro di persona potrebbe trovare spiegazione nei rapporti conflittuali che sono sfociati in delitti con denunce reciproche maturate nell’ambito dell’occupazione abusiva dell’ex hotel Astor».