«Il quoziente familiare adottato dal Campidoglio è stato un segnale importante. Ora però serve un ampliamento della base, perché si ferma alla soglia dei 15 mila euro di Isee, intervenendo sulla tassa dei rifiuti e sull’abbonamento ai mezzi». Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle associazioni familiari del Lazio, chiede al Campidoglio di proseguire sulla strada intrapresa: passando da politiche di contrasto alla povertà a vere politiche per le famiglie. Tutte, anche quelle non poverissime. «La scorsa settimana abbiamo invitato tutti i candidati sindaci a sottoscrivere pubblicamente un patto per le famiglie romane. Si sono presentati, tra gli altri, Alemanno per il centrodestra e Marcello Di Vito di M5s».
E gli altri? Perché non hanno firmato?Marino del Pd ci ha mandato una lettera col suo programma dicendo che gli dispiaceva non esserci, senza esprimere giudizi. Alfio Marchini nulla: siamo noi che abbiamo dovuto chiedere alla sua segreteria se veniva o no. Come se la famiglia fosse un tema legato a orientamenti politici. È grave: rappresentiamo 200 mila famiglie, 450 mila persone nel Lazio. E l’80% delle nostre associazioni è impegnate su Roma.
Cosa dovrà fare il sindaco della Capitale?Le famiglie romane hanno bisogno di risollevarsi: hanno fatto sacrifici economici, pagano la crisi del lavoro, non hanno supporti per chi ha persone autosufficienti. Il "Quoziente Roma" va nella direzione giusta, ma a soffrire è anche la famiglia media, non basta pensare solo all’emarginazione. Dev’essere il metro per tutti i servizi comunali, asili nido in primis.
Anche Di Vito è favorevole. Ma a Parma il grillino Pizzarotti non l’aveva abolito?Ci ha risposto che è stato un problema di bilancio, ma se a Roma è questa la volontà dei cittadini, lui si impegna a sostenerlo. Chiunque vincerà, comunque, noi vigileremo. elezionicampidoglio