pane e giustizia Gli attentati di Bruxelles, con il carico di tristezze e angosce che ancora una volta comportano, ci impongono un codice di comportamento per questo tempo così difficile e che si annuncia non breve. Alcuni 'comandamenti' di questo ideale codice sono intuitivi: non cedere al panico; non deflettere dai nostri princìpi di libertà e democrazia; non lasciare che l’indignazione e la radicale ripulsa verso il terrorismo fondamentalista di matrice islamica ci spingano sino a fare di ogni erba un fascio e a cadere nella trappola, culturale prima che etica, dello scontro di civiltà; ricordarci sempre che non è in atto questo scontro, bensì un capitolo della sempiterna battaglia tra umanità e disumanità o, se proprio si vuole, tra civiltà e inciviltà. Accanto a queste indicazioni, un altro 'comandamento' si impone: quello per cui ciascuno - singoli, gruppi e istituzioni - deve fare sino in fondo la propria parte, all’interno, come ha detto il presidente Mattarella, di «una comune strategia, che consideri la questione in tutti i suoi aspetti: di sicurezza, militare, culturale, di cooperazione allo sviluppo ». Elemento chiave di questa comune strategia è certo il coordinamento di tutte le attività di intelligence, di prevenzione e di repressione, Limitandomi qui all’impegno richiesto al sistema giustizia, vorrei ricordare una deliberazione della scorsa settimana, con la quale il Csm ha dato il proprio contributo a un migliore coordinamento, appunto, investigativo tra la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo e le singole Procure della Repubblica, nel-l’ottica di una omogeneità di approccio e di disciplina minima. Premesso che è da approvare senza riserve la scelta del legislatore di ricondurre, a livello nazionale, il contrasto al terrorismo dentro all’esperienza e alle procedure del contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso, vorrei sottolineare un elemento di particolare importanza: la creazione e l’utilizzazione di una banca dati unica, in ordine alla quale il Consiglio ha richiamato all’attenzione di tutti gli uffici giudiziari la necessità di assicurare, come già da tempo si fa nel campo della lotta alle mafie, il completo e tempestivo inserimento dei dati e delle informazioni, ponendo altresì a carico di ciascun dirigente il dovere di disciplinare sia l’accesso alla banca dati nazionale sia gli obblighi di inserimento dei dati e di riservatezza delle informazioni. Il terrorismo vuole colpire al cuore la cultura delle libertà: sta a noi dimostrare che è proprio la cultura delle libertà l’arma migliore per stroncarlo.
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