Attualità

INTERVISTA. Chiosso: «Il test non esalta il merito, servono selezioni "locali"»

Enrico Lenzi martedì 18 dicembre 2012
Finalmente «si torna a parlare di un concorso nella scuola», ma le modalità per svolgerlo, in particolare per il test preselettivo, «lasciano non pochi dubbi sulla possibilità di una selezione che premi il merito». È duplice il commento di Giorgio Chiosso, docente di pedagogia generale all’Università di Torino, sulla prova selettiva iniziata ieri e che prosegue anche oggi.«Bisogna dare atto al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo – dice il pedagogista torinese – di aver riattivato il meccanismo del concorso, che in questi tredici anni sembrava essere un tabù. Di certo questo concorso è tornato a ribadire che nella scuola non si entra soltanto per anzianità, ma anche per selezione. Un passo importante».Passaggio necessario, ma il meccanismo la convince?Su questo punto devo dire che pensare di fare selezione nel 2012 con gli stessi meccanismi che si utilizzavano nel secolo scorso, forse non è la risposta migliore. Ma anche in questo caso comprendo che il meccanismo era obbligato e il ministro Profumo non aveva il tempo e la possibilità di mettere in cantiere una riforma sul tema.Insomma questo concorso non è la risposta all’obiettivo di fare selezione?Parlando del test attualmente in corso onestamente non credo che aiuterà a evidenziare il merito. Del resto gestire 321mila candidati non è semplice, ma in futuro non vedo questo meccanismo centralistico come lo strumento migliore.Quale idea di concorso proporrebbe al ministro?Da tempo la scuola italiana è quella dell’autonomia, dove sono i singoli istituti a doversi gestire. Ebbene perché non pensare anche a una gestione locale dei concorsi, magari affidando alle reti di scuole il bando dei concorsi in base alle proprie esigenze? Una selezione fatta tra tutti gli abilitati all’insegnamento.Ma soprattutto negli ultimi tredici anni i concorsi sono stati lo strumento per riconoscere l’abilitazione all’insegnamento.Oggi, però, sono stati attivati i tirocini formativi attivi presso le facoltà universitarie, che danno proprio l’abilitazione all’insegnamento. Ecco superato il primo problema. A questo punto è possibile davvero procedere a concorsi a livello locale. Premetto che non sono un esperto in gestione di concorsi e quindi non mi avventuro nel segnalare meccanismi. Ma credo che sia opportuno riflettere su questi nuovi aspetti proprio per migliorare la selezione degli aspiranti docenti.Torniamo al test preselettivo di questi giorni. Ha letto le domande proposte?Ovviamente non tutte, ma ho guardato quanto proposto. Mi sembrano costruite in una modalità standard, che andrebbe bene anche per altri concorsi. Non mi paiono curvati nel senso di sondare davvero le capacità degli aspiranti docenti di ruolo. Ma riconosco anche che davanti a 321mila candidati non era possibile fare diversamente.Nella prima giornata, su 136mila candidati soltanto in 45mila, cioé il 33,6%, hanno superato la prova. Come lo giudica?Un dato che sorprende, anche perché si trattava in prevalenza di domande di logica, tra l’altro già messe in rete in queste settimane. Un dato che per degli aspiranti docenti di ruolo non è un bel segnale. Ma credo che bisognerà analizzare bene l’andamento per capire davvero cosa è accaduto.Forse l’utilizzo per la prima volta per un concorso per docenti di un sistema informatico? Come lo giudica?Mi pare l’estensione di procedure già presenti in altri ambiti della pubblica amministrazione. Non mi sembra un problema. Lo è invece la modalità di selezione e la gestione centralistica. Spero proprio che il prossimo governo metta mano a tutto questo.