Torino. Piazza San Carlo: la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Appendino
Su piazza San Carlo la procura di Torino non molla la presa. Per Chiara Appendino e altri 14 indagati (tra cui l'ex capo di gabinetto della sindaca, Paolo Giordana, e l'ex questore Angelo Sanna) ora c'è una richiesta di rinvio a giudizio. Disastro, lesioni e omicidio colposo sono i reati ipotizzati.
Non è bastato il memoriale difensivo che gli avvocati della prima cittadina, Luigi Chiappero ed Enrico Cairo, avevano consegnato ai pm nei giorni scorsi. "Noi - spiegano - pensavamo, e tuttora pensiamo, che Appendino dovesse essere prosciolta. Lo ribadiremo all'udienza preliminare".
La proiezione su maxischermo della finalissima di Champions League, il 3 giugno 2017, si trasformò in un incubo il panico improvviso, il fuggi fuggi della folla impazzita, gli oltre 1.500 feriti e la morte di una donna, l'ossolana Erika Pioletti. A scatenare il caos, secondo quanto ha scoperto la polizia, fu un gruppetto di giovanissimi scippatori con il loro spray al peperoncino. Ma il fascicolo sulla sindaca e sull'ex questore riguarda il modo in cui venne pianificata e gestita la serata: poco budget, poco tempo e tante lacune. Con l'avviso di chiusura indagini consegnato l'11 aprile si attribuivano alla Appendino nove profili di colpa. A cominciare dall'avere affidato l'organizzazione dell'evento (tramite Giordana) all'agenzia Turismo Torino il 26 maggio, che a conti fatti significa con un anticipo di soli quattro giorni lavorativi. E di non avere vietato la circolazione di bevande in bottiglie di vetro.
Per i pubblici ministeri, che fanno perno su una consulenza tecnica dell'architetto Mauro Esposito, la manifestazione avrebbe dovuto essere annullata. Basta pensare a una sola circostanza: Turismo Torino avrebbe dovuto chiedere formalmente l'uso di piazza San Carlo, in base al regolamento comunale, quaranta giorni prima del 3 giugno. Il progetto non andava bene, le transenne non andavano bene, le vie di fuga non andavano bene, le 40 mila persone erano uno sproposito. Per il prefetto Renato Saccone (e altri sei) è stata chiesta l'archiviazione ma alcuni avvocati di parte civile si sono opposti: se ne discuterà a settembre.
Sul fronte politico l'attacco alla Appendino arriva dall'estrema destra. "Una volta - osserva Marco Racca, esponente di Casapound - dicevano che qualora fossero stati indagati si sarebbero dimessi. Poi hanno detto "aspettiamo l'esito delle indagini". Ora che andrà a processo diventeranno garantisti, cosa tra l'altro giusta in uno stato di diritto. Però la strage rimane e avrebbe dovuto dimettersi immediatamente".