«Io non ho mai usato la politica per gli affari e sono sempre stato il primo a chiedere pulizia, ma...». Silvio Berlusconi sospira. Il volto teso, le labbra serrate. Chi gli siede davanti riesce a cogliere la smorfia di delusione. E ad ascoltare certe parole solo sussurrate: «...Certi comportamenti disinvolti di alcuni dei nostri mi hanno ferito e mi hanno indignato. Voglio sempre credere all’innocenza ma questa volta vedo cose, troppe cose che non mi piacciono». C’è amarezza. Anche incredulità. Berlusconi va avanti e lo sfogo si trasforma, parola dopo parola, in un vero atto d’accusa. Senza precedenti. «Forse non si tratterà di una nuova Tangentopoli, ma vedo troppa gente che si è arricchita alle mie spalle. Troppa gente che ha pensato solo all’arricchimento personale». Chi ascolta non riesce a replicare. C’è gelo. L’atmosfera è surreale. E l’epilogo è un vero ultimatum: «Ora si cambia. Chi sbaglia è fuori. Fuori da tutto. Dal governo e dal partito».È il giorno della resa dei conti. Della verità. Berlusconi condanna il flusso continuo di indiscrezioni. «Così si fa solo sciacallaggio... Così è una gogna intollerabile», ripete scandendo poi il suo «basta» alle troppi voci incontrollate che «finiscono con il trascinare tutti nel tritacarne evitando che si distingua il buono dal cattivo». È un premier diverso. Che non dice nessuna parola contro la magistratura. Anzi che capisce che se c’è da «verificare, è giusto farlo». E che, anzi, sembra sempre più deciso a prendere lui l’iniziativa nella lotta finale alla corruzione. «Non lascio a Fini il tema della legalità, questo è un tema anche mio, anche nostro... E se per dimostrarlo bisogna spingere decisi sul ddl anticorruzione facciamolo senza nessuna esitazione». E un momento complicatissimo dove le voci di nuovi colpi contro il governo si accavallano e si moltiplicano. Berlusconi confida a chi lo conosce da sempre di «tremare» per due ministri e per un altro uomo di primo piano nel governo. Fa quei tre nomi, il Cavaliere. Con l’espressione di chi fatica sempre di più a comprendere e a perdonare. Nomi che nei Palazzi della politica tutti conoscono, ma che resteranno ancora coperti. Quando saranno sui giornali sarà il big bang. Berlusconi sa che il governo potrebbe esplodere e vuole preparare la contromossa. Ricucire con Fini. Ma soprattutto ritrovare un confronto costruttivo con l’Udc. Sono giorni che Berlusconi e Casini sono tornati a sentirsi. Il premier chiama. Ma il capo dell’Udc resta freddo. Per una nuova intesa non basta l’offerta di due posti nel governo, serve una fase di discontinuità e l’apertura di un processo politico.