Attualità

Spazio. Che affarone, la Luna. Ma adesso servono regole

Popotus lunedì 4 dicembre 2023

Questo articolo è tratto dalla pagina domenicale del nostro inserto Popotus dedicato ai bambini.

La Luna è un posto interessante. Sia per gli scienziati che la studiano per capire qualcosa di più sulla formazione del Sistema solare, sia per le aziende che realizzano strumenti indispensabili per costruire una base sul nostro satellite. Tenere insieme queste due attività, diversissime tra loro, non è facile. Per ottenere dati e informazioni precise sulla sua storia, gli scienziati hanno bisogno che la Luna resti quanto più possibile com’è, alla pari di un sito archeologico da preservare. Viceversa, le aziende la vedono più come un cantiere dove, per costruire qualcosa, bisogna scavare e modificare il suolo. Per mettere d’accordo le parti servono regole chiare di cui hanno parlato lunedì scorso gli scienziati dell’Unione astronomica internazionale in un gruppo di lavoro creato appositamente. La questione è urgente: per la Luna ormai partono missioni di numerosissimi Paesi e navicelle di tante società private alle quali bisogna dire chiaro cosa si può fare e cosa no.

Si moltiplicano le missioni. E i metalli preziosi fanno gola

Nel 2018 le agenzie spaziali del mondo hanno pubblicato un documento con il loro prossimo obiettivo: portare gli esseri umani oltre la Stazione spaziale internazionale fino a... Marte. «Mica facile» direte voi e dice pure Francesca Esposito, ricercatrice dell’Istituto nazionale di astrofisica di Napoli, esperta di Luna ed esplorazioni spaziali. «Per raggiungere il pianeta rosso – ci spiega – bisogna ancora fare esperimenti e migliorare le tecnologie per capire come far sopravvivere l’uomo nello spazio. La Luna è il laboratorio perfetto per tutto ciò: è vicina, comoda e ricca di risorse preziose, compresa l’acqua, e nei prossimi anni sicuramente ci costruiremo una stazione attrezzata. Per farlo dobbiamo spedire sulla Luna materiali, fare scavi, costruire laboratori, predisporre sistemi di comunicazione con la Terra, protezioni per le radiazioni, tubazioni per trasportare l’acqua... Tutte attività di cui non si occupano più solo le agenzie spaziali ma anche numerose aziende private». Oggi ce ne sono alcune che costruiscono lander, le navi spaziali che allunano; altre che offrono il servizio taxi per la Luna alle agenzie spaziali per portare sul satellite pesanti strumentazioni. Alcune società sono, invece, interessate alle terre rare e ai metalli preziosi che sono presenti sulla Luna e che lì possono essere estratti più facilmente. A tutte queste missioni si aggiungono anche quelle scientifiche. «Per gli studiosi – continua Esposito – la Luna è interessantissima perché si è formata insieme alla Terra e racchiude i segreti della formazione del nostro pianeta. È anche un posto privilegiato per esaminare l’universo e l’Italia ha in progetto di costruire un osservatorio sulla Luna». Insomma, sul satellite terrestre c’è un gran traffico che nei prossimi anni non farà altro che aumentare, visto che entro due anni si prevede lo sbarco degli astronauti. Per evitare incidenti servono regole su cui tutti i Paesi devono mettersi d’accordo ma purtroppo, nello spazio come sulla Terra, non è facile.

Scienza ed economia

I crateri sul lato nascosto della Luna contengono ghiaccio millenario da cui si può capire come e quando è arrivata l’acqua sulla Terra. Il ghiaccio, però, sarebbe utile anche per garantire acqua potabile agli astronauti e, scomposto in ossigeno e idrogeno, per far funzionare i razzi. La temperatura di -225 gradi rende i crateri il posto ideale per posizionare i telescopi a infrarossi che funzionano solo al freddo; ma se sulla Luna fossero installate trivelle per scavare nel sottosuolo si solleverebbero polveri fastidiose per le macchine d’osservazione.

Lo spazio è di tutti

Anche nello spazio esistono regole. Le più importanti sono scritte nel Trattato sullo spazio extra-atmosferico firmato dalle nazioni nel 1967. A uno Stato è vietato appropriarsi di un corpo celeste perché lo spazio è di tutti. Nel 1979 il Moon Agreement ribadisce il concetto: le risorse lunari sono patrimonio comune dell’umanità. Nessuna precisazione, però, è mai stata fatta su come regolarsi sullo sfruttamento di questo o quel sito lunare, perché fino a pochi anni fa sembrava un’attività fantascientifica.