Attualità

Ucraina. La città di Chasiv Yar carbonizzata. Il Pentagono accusa: usate armi chimiche

Davide Re giovedì 2 maggio 2024

Un soldato delle forze di difesa ucraine si aggira tra le rovine della città di Chasiv Yar

La città di Chasiv Yar, in Ucraina orientale, bombardata per mesi dalle forze russe, oggi appare completamente carbonizzata. Gli edifici sono completamente bruciati, solo la cupola dorata della chiesa più importante della città è intatta, ma il tempio è stato gravemente danneggiato. La cattura totale della città ha una rilevanza strategica importante per la Russia, consentirebbe all'esercito del Cremlino "il controllo della collina da dove attaccare la spina dorsale della difesa ucraina". "La distruzione sottolinea la tattica della terra bruciata che Mosca ha utilizzato durante più di due anni di guerra".

Mosca ha usato "un'arma chimica" contro le forze ucraine: l'accusa arriva dal Dipartimento di Stato americano, per il quale le forze terrestri russe dislocate sullo scenario bellico ucraino avrebbe attaccato l'esercito di Kiev servendosi della cloropicrina, in violazione della Convenzione sulle armi chimiche (Cwc). La Russia, ha aggiunto il Dipartimento in un comunicato, utilizza sostanze chimiche antisommossa come "metodo di guerra in Ucraina, di nuovo in violazione della Convenzione", aggiunge il testo. Gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni contro aziende russe e cinesi per il loro coinvolgimento nel riarmo di Mosca finalizzato all'aggressione di Kiev.

Il fronte e l'intensità dei combattimenti si stanno nuovamente allargando. I russi vogliono consolidare le conquiste territoriali fino adesso conseguite. Almeno 14 persone sono rimaste ferite nell'attacco russo del primo maggio sulla città di Odessa, nell'Ucraina meridionale, ha spiegato il capo dell'amministrazione militare regionale, Oleg Kiper. Il sindaco della città, Gennady Trukhanov, ha affermato che le forze russe hanno usato missili balistici: "Un altro attacco balistico russo a Odessa. Le infrastrutture civili sono state distrutte, le squadre di soccorso sono alle prese con un incendio su vasta scala".

Dopo l'allarme chimico rimane alto anche quello nucleare nella regione di Zaporizhzhia, al centro di una ennesima offensiva russa. Più che i bombardamenti a compromettere la centrale termonucleare presente nell'area potrebbe risultare fatale l'interruzione dell'energia che alimenta l'impianto di raffreddamento dell'impianto e che è necessario alla gestione del processo di fissione nucleare all'interno del reattore, la cui gestione non solo è critica ma che ha anche tempi molto lunghi tra l'accessione e l'effettivo spegnimento. In pratica, si sta rischiando un incidente del settimo livello, il massimo, della scala di catastroficità Ines, come quelli avvenuti a Fukushima Dai-Ichi (2011) e a Cernobyl (1986).

Intanto, la difesa aera russa ha abbattuto nella notte tra il primo e il 2 maggio droni ucraini vicino a una raffineria di petrolio nella regione russa di Krasnodar. Il canale Telegram russo Shot e fonti dei media russi asseriscono che forti esplosioni sono state udite vicino al villaggio russo di Afipskyi, dove si trova una raffineria di petrolio, aggiungendo che alcuni droni avevano preso di mira l'impianto ma sono stati abbattuti. "Testimoni oculari hanno riferito a Shot che una prima esplosione sul villaggio è stata udita alle 3:10 del mattino del 2 maggio (le 2:10 in Italia, ndr) - si legge nel messaggio del canale russo -. Poi, il rumore del motore nel cielo è continuato e si sono udite altre due esplosioni. In precedenza, i droni stavano volando verso la raffineria di petrolio, ma sono stati abbattuti dal fuoco della contraerea". In totale, la difesa russa avrebbe intercettato 12 droni ucraini in 5 regioni russe.