Attualità

8 marzo. «Cervello in fuga? Sono tornata E con un milione per la scienza»

Lucia Bellaspiga sabato 8 marzo 2014

Se l’Italia non investe nella ricerca, lo ha fatto lei. Con un milione di euro. Annalisa Buffa, 41 anni, una dei ri­cercatori più brillanti tra i matematici a li­vello mondiale, non ha esitato un attimo su come investire quella cifra, vinta nel 2008 grazie a un premio europeo tra i più im­portanti, lo Start Independent Research Grant dell’Erc (European Research Coun­cil): «Da Pavia ero partita con i miei studi e la carriera, a Pavia sono tornata», spiega (e la città l’ha ringraziata attribuendole il prestigioso Premio Ghislieri 2013). Grazie a quei soldi, ha finanziato presso l’Istituto Magenes uno studio delle strutture mate­matiche che trovano applicazione in mille oggetti di uso quotidiano, dai pneumatici resi più sicuri alle antenne dei telefonini sempre meno pericolose per la nostra sa­lute, solo per citarne qualcuno. E in tempi di crisi (il buio c’è per tutti, ma per chi in Italia vorrebbe fare ricerca è buio pesto) ha dato impiego a giovani di belle speranze. Anche lei, prima di rientrare coraggiosa­mente e rimettersi in gioco in Italia, era un 'cervello in fuga'. Dopo la laurea in Ingegneria presa a Pavia nel 1996, nel ’98 sono subito partita per co­noscere il resto del mondo, quindi ho la­vorato in Svizzera, Francia, Stati Uniti... O­vunque facendo il matematico, che è il mio mestiere. Sono rientrata solo nel 2006. Scusi, ma come si va in giro per il mondo a fare il matematico, trovando sempre po­sti di lavoro? All’estero non è come in Italia, basta esse­re scienziati validi, partecipare ai bandi di concorso e, se i tuoi progetti valgono, ti of­frono il contratto. Intanto qui in Italia mi ero messa in aspettativa al Cnr, dove ero assunta dal 2001. Funziona così anche in senso contrario? Attiriamo anche noi le menti più talen­tuose dall’estero per accaparrarci i pro­getti più validi? Quasi mai: servono soldi e da noi non si in­veste nel futuro. Per questo grazie al mi­lione del premio ho voluto costituire a Pa­via il gruppo di ricerca internazionale con il quale lavoro, che bandisce borse di stu­dio e finora ha richiamato coreani, argen­tini, spagnoli... Avrei potuto investire quel milione di euro ovunque volevo in Euro­pa, ma subito ho pensato di farlo nella mia Pavia. Di che cosa si occupa in concreto il grup­po di ricerca? Il progetto si occupa delle interazioni tra la geometria e i modelli matematici in cam­po magnetico o nelle strutture elastiche... Che tradotto per tutti noi significa? Mi occupo del fatto che un computer rie­sca a simulare alla perfezione il comporta­mento delle leggi della natura. Lo scopo è vedere come agirebbe ad esempio un pneumatico nelle diverse situazioni ripro­dotte virtualmente: come scelgono le gran­di industrie la forma del battistrada affin­ché le ruote aderiscano all’asfalto? O la le­ga giusta per i caschi delle moto? Come funziona il campo magnetico del tuo cel­lulare? Perché un aereo sta su? Dietro ogni cosa di questo mondo c’è una legge mate­matica e ogni oggetto vi si attiene: ogni pez­zo della nostra automobile è stato pensa­to così e coinvolge molti fenomeni fisici che vengono prima simulati attraverso mo­delli matematici. Noi cerchiamo il miglio­ramento per rendere i prodotti più sicuri, più robusti, più utilizzabili. È chiara l’im­portanza enorme che tutto questo ha per le industrie di un Paese. Si chiama pro­gresso. Chi si ferma è perduto... Il milione naturalmente è finito da un pezzo, ma noi non ci siamo fermati, vincendo poi altri progetti europei di carattere industriale... Anche italiani? Purtroppo no, andiamo avanti come grup­po di ricercatori con i finanziamenti vinti all’estero. Siamo tutti docenti universitari di Pavia e di Milano, tutti allievi dello stes­so professore, Franco Brezzi, un tempo do­cente di Analisi matematica a Pavia, e tut­ti amici prima ancora che colleghi. Tra noi si è instaurato un rapporto familiare e que­sto è il valore aggiunto del nostro essere i­taliani: in Germania ad esempio c’è una gerarchia piramidale, un solo docente e sotto di lui altre persone con ruoli minori. Tra tanti difetti italiani, il bello è che in un piccolo centro come Pavia possano esser­ci invece tanti scienziati che si occupano insieme di cose simili. Dei quali una sola è donna. Esiste discri­minazione? No, nel mondo in cui mi muovo non c’è dif­ferenza tra donne e uomini, anzi, essere u­na donna in un mondo di uomini è utile perché vieni valorizzata di più, ma certo il nostro è un gruppo internazionale, non so come funzionerebbe altrimenti... Sono an­che mamma di due bambini di 3 e 6 anni, ho un marito ingegnere anche lui rientra­to in Italia nel 2006, e come donna riesco serenamente a ricoprire i vari ruoli. Non si è pentita di essere tornata in Italia?No, anche se qui vedo troppe ombre. Dal-­l’Italia tutti i talenti se ne vanno, e dico tut­ti, le persone che hanno idee e voglia di fa­re devono assolutamente andare all’este­ro. I giovani più validi sono costretti a e­migrare in Francia, Germania, Inghilterra o nell’Europa del Nord, dove vengono va­lorizzati. Allora il mio grido d’allarme è for­te, fermiamoli! Lo dico anche come madre: voglio che un giorno i miei figli abbiano docenti intelligenti come li ebbi io, capaci di dar loro competenze e un futuro. Annalisa Buffa Tra i più brillanti matematici al mondo, mamma di due bambini, ha scelto di rientrare nella sua Pavia. E lì ha creato un gruppo internazionale di lavoro. «Ma l’Italia fa scappare tutti i suoi talenti, fermiamoli!»