Il giovane morto. I Centri di rimpatrio migranti? Una bomba a orologeria
Il rimpatrio di un immigrato non in regola
Dopo le tre rivolte di Torino e la morte di un cittadino tunisino a Caltanissetta, c’è di nuovo un centro per i rimpatri sotto i riflettori. Si tratta del centro di Gradisca d’Isonzo, nel Goriziano, dove sabato scorso è morto un ragazzo straniero. L’ospite della struttura, Vakhtang Enukidze, un cittadino georgiano di 38 anni, si era sentito male sabato mattina nella sua stanza del Cpr. Il giovane era stato coinvolto in un pestaggio tra migranti avvenuto all’interno della struttura il 14 gennaio scorso. Nella rissa, sedata poi dalle forze dell’ordine intervenute con caschi, scudi e manganelli per riportare l’ordine, il ventenne aveva riportato lesioni che avevano richiesto il suo trasferimento in ospedale. Successivamente il giovane era stato dimesso, arrestato e processato per direttissima con l’accusa di lesioni, infine portato in carcere. Tornato al Cpr, le sue condizioni si sono aggravate tanto da richiedere un nuovo il ricovero. Ma una volta in ospedale, sempre a Gorizia, è deceduto.
C’è preoccupazione, intanto, sulla condizione delle persone detenute all’interno dei centri per i rimpatri. Soprattutto dopo le vicende delle settimane scorse. Fra cui, appunto, la morte «per cause naturali» di un giovane cittadino tunisino di 34 anni nel Cpr di Caltanissetta, per il quale il deputato Leu, Erasmo Palazzotto aveva auspicato la chiusura per le «condizioni igienico-sanitarie» e la «inadeguatezza strutturale del centro». Ma Palazzotto non è l’unico. Il deputato Radicali più Europa, Riccardo Magi, che ieri ha visitato il centro di Gradisca denuncia: «È peggio di un carcere per la totale negazione dei diritti dei detenuti: non ci sono spazi di socialità, dovrebbe essere prevista una mensa ma non è mai entrata in funzione. Sono delle gabbie con 200 telecamere. I Cpr devono essere chiusi, è da dieci anni che se ne parla ma non succede nulla, addirittura se ne aprono di nuovi».
Attacca il sistema anche Gianfranco Schiavone, vicepresidente di Asgi (l’Associazione per gli studi giuridici sui migranti). «I Cpr? Un buco nero, un non luogo – spiega Schiavone – mettersi in contatto con un detenuto diventa un’impresa impossibile. Inoltre, il sistema non prevede alcun tipo di garanzia per gli "ospiti". Non hanno i diritti dei detenuti perché semplicemente non esiste una normativa chiara».
La Procura di Gorizia intanto ha aperto un fascicolo per il reato di omicidio volontario contro ignoti. Sul corpo della vittima del Cpr di Gradisca, dovrebbe essere compiuta l’autopsia per stabilire l’esatta causa della morte. Gli investigatori, starebbero visionando le immagini delle numerose telecamere che sorvegliano l’interno e l’esterno della struttura.
Critica l’associazione "No Cpr e no frontiere Fvg", secondo cui Vakhtang Enukidze sarebbe stato picchiato dalle guardie, martedì, intervenute dopo una rissa tra la vittima e un compagno di stanza. Gli attivisti hanno diffuso una testimonianza audio, raccolta telefonicamente, di un altro detenuto del Cpr, che avrebbe assistito al pestaggio. «È un caso su cui è bene che siano fatti tutti gli approfondimenti e che non sia in qualche modo archiviato tout court» ha affermato il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Mauro Palma, al termine di un sopralluogo al Cpr di Gradisca.
Il Cpr isontino è aperto da poco più di un mese e già tante sono state le proteste dei detenuti, le fughe e gli episodi di autolesionismo. Attualmente ospita 62 persone, tutte senza permesso regolare sul territorio italiano.
«Stiamo lavorando per superare le criticità strutturali del Cpr che si sono evidenziate e siamo persuasi di concludere positivamente il percorso a breve» ha dichiarato il Prefetto di Gorizia Massimo Marchesiello.
AGGIORNAMENTO DEL 27 GENNAIO
L'AUTOPSIA SUL MIGRANTE GEORGIANO MORTO A GRADISCA, IL MEDICO LEGALE: DECESSO NON DOVUTO A PERCOSSE