Scuola & disabilità. Cristian e l'assistenza che manca: i ragazzi fragili dimenticati
Non se lo sono fatto dire due volte, anzi nemmeno hanno aspettato suonasse la prima campanella. Dopo la sentenza di mezza estate del Consiglio di Stato (che autorizza i Comuni a tagliare, per eventuali esigenze di bilancio, le ore d’assistenza scolastica ai piccoli disabili), la sensazione è che gli enti locali non aspettassero altro. Per dire, Gianfranco Salbini, presidente dell’Associazione italiana persone down (Aipd), racconta che «gli effetti della sentenza stanno già facendosi sentire, il nostro servizio di ascolto e consulenza (che risponde al 333-1826708, ndr) ha già ricevuto alcune segnalazioni», come quella mamma alla quale la scuola ha annunciato «la riduzione delle ore rispetto a quelle consigliate nel Piano educativo personalizzato». Non bastasse e già che ci siamo, anche altre recenti decisioni, «tra cui l’inclusione di docenti non specializzati nelle graduatorie - spiega Salbini - non fanno altro che peggiorare una situazione già critica, mettendo a rischio la continuità didattica e l’efficacia del sostegno scolastico». A proposito, alcuni genitori sono già stati anche avvisati che verranno chiamati per andare a riprendersi i figli, nelle ore in cui dovessero restare scoperti dall’assistenza alla comunicazione o all’autonomia. Fra l’altro, non è, appunto, che finora si camminasse su un tappeto di rose e fiori, da un pezzo le associazioni si sgolano a denunciare situazioni troppo spesso complicate per alunni e studenti con disabilità, fra ore d’assistenza di anno in anno progressivamente in diminuzione e continuità didattiche al lumicino.
Che poi è quanto succede per esempio a Cristian, primo di tre figli, quattordici anni, romano, con sindrome di down, che va a scuola fin dal nido e ora inizia la seconda media: «Tutto è sempre più difficile - dice sua mamma Silvia Forner - e a me dispiace che loro si sentiranno in disparte». Questa sentenza «non ce l’aspettavamo, ci ha lasciati esterrefatti - va avanti suo papà Alessio Vanzetta -, è di una gravità assoluta per noi genitori, che ci troviamo ina una sorta di “precariato”, e discriminante per i bambini». Di nuovo mamma Silvia: «In questo modo, con la decisione del Consiglio di Stato, abbiamo paura di restare ancora più soli. Soprattutto, facciamo veramente cento passi indietro». Uno dei problemi - continua - è che «le figure dell’assistente all’autonomia e dell’assistente alla comunicazione sono molte sottovalutate e invece hanno un valore grande, sono professioniste che fanno un lavoro col cuore, spesso girano fra trte scuole al giorno, spesso sottopagate. Io credo che Cristian non sarebbe lo stesso, se non avesse avuto le sue assistenti».
A sentire Silvia e Alessio, c’è una questione magari anche più decisiva di tutte: «Le conquiste di questi bambini, questi ragazzi, li rendono anche più felici». Il fatto è che bisogna dare loro quel che occorre per arrivarci alle conquiste. Altro esempio? «Non c’è stato anno scolastico in cui Cristian abbia avuto l’assistente all’autonomia e l’assistente alla comunicazione fin dal primo giorno» e «via via, ogni anno, le sue ore di assistenza sono diminuite».