Cento orti per ridare dignità a chi ha perso il lavoro. È questo il progetto pensato dal vescovo di Livorno, monsignor Simone Giusti, e proposto durante l’omelia della festa patronale dedicata a Santa Giulia.«Ogni volta che mi capita di passare alla periferia della città – ha raccontato il vescovo – noto con piacere quante persone abbiano il loro piccolo orto, da dove traggono qualcosa da portare in tavola e magari da vendere nei piccoli mercati di rione. Parlando con alcuni assessori della Regione e della Provincia sono venuto a conoscenza di quanto sia invece carente Livorno in questo settore, al punto che sia costretta a far arrivare da fuori prodotti ortofrutticoli e di come proprio l’agricoltura, in questo momento di crisi, sia l’unico ambito che ancora riesce ad assumere personale».Per questo il vescovo ha spiegato d’essersi chiesto: perché non dare alle persone che sono rimaste senza lavoro, o anche ai giovani che lo cercano, la possibilità di lavorare un pezzo di terra? «Potrebbe garantire loro di che vivere e magari potrebbe essere l’inizio di una piccola attività, ma soprattutto donerebbe nuova dignità a chi soffre la mancanza di un’occupazione».«Oltretutto – ha continuato monsignor Giusti – per nuove piccole attività imprenditoriali come queste la Regione mette a disposizione un microcredito di 3.000 euro da poter restituire a condizioni ottime». Il progetto dei 100 orti, appena accennato dal pulpito della cattedrale, sembra già aver trovato i primi sostenitori: alcuni imprenditori hanno infatti messo a disposizione del vescovo diversi ettari di appezzamenti e si sono detti disponibili anche a realizzare a loro spese i pozzi che permetteranno di irrigare i campi.Il progetto sarà gestito dalla Caritas diocesana e rappresenta un naturale appendice della Casa dei mestieri, a cui la diocesi sta lavorando da alcuni mesi ristrutturando un edificio di proprietà: attraverso l’impegno degli operatori della carità ed il sostegno della Fondazione Livorno e dei Lions, infatti, si sta realizzando un luogo dove artigiani in pensione si trasformeranno in veri e propri insegnanti per spiegare l’arte dell’idraulica, dell’elettricità, della sartoria, della cucina, ai tanti, soprattutto cinquantenni, rimasti senza lavoro, perché possano riciclarsi e tornare a guadagnarsi da vivere con la loro attività.«Il lavoro è un diritto – ha affermato il vescovo Giusti –. Non posso permettere che nella mia diocesi ci siano persone disperate perché hanno perso il posto e non sanno più cosa fare. Ci inventeremo tutto il possibile per donare la dignità di un lavoro a chi vive il dramma delle disoccupazione».