20 novembre 1918-2018. Cento anni della Camera dei deputati: ecco le tappe
Una foto della mostra sui cent'anni di Montecitorio
Cento anni, il 20 novembre, dalla prima seduta della Camera dei deputati nella nuova Aula. Cento anni di votazioni, leggi, discussioni, polemiche e ferite delle istituzioni. Anche con gesti di protesta eclatanti, come l’Aventino delle opposizioni per dire no al fascismo. Cento anni che vedono le pagine nere del Ventennio (in realtà iniziate già prima), le gesta profetiche dei ricostruttori, gli anni di piombo, fino alla caduta progressiva del ruolo e del prestigio del Parlamento, da Mani Pulite in poi. Al punto che tutti i protagonisti successivi hanno costruito di sé un’immagine di rottura con il passato, dal Romano Prodi fondatore dell’Ulivo, al Silvio Berlusconi che si schierò contro i «professionisti della politica», dal “rottamatore” Matteo Renzi fino all’attuale «governo del cambiamento».
Nell’albo d'onore anche una storica visita del Papa, un già anziano Giovanni Paolo II che il 14 novembre del 2002 lasciò un ricordo indimenticabile nell’aula di Montecitorio, con deputati e senatori riuniti in seduta comune .
LA NUOVA AULA
La prima Aula, progettata da Paolo Comotto e inaugurata nel 1871, si dimostrò presto inadeguata e i lavori dell'Assemblea furono trasferiti in un'Aula provvisoria in attesa di una sistemazione definitiva. La nuova aula, progettata da Ernesto Basile, fu solennemente inaugurata il 20 novembre 1918. Quella data coincideva con la vittoria nella Prima Guerra mondiale. Prima l'Aula, in ferro e legno, opera dell'ingegnere Comotto, era ospitata dall'attuale cortile, con i comprensibili inconvenienti logistici: licenza di cappello e cappotto per contrastare i rigori dell'inverno, mentre la cerimonia del Ventaglio - occasione di saluto della Stampa parlamentare, la cui Associazione celebra quest'anno il medesimo compleanno - nasceva dall'esigenza di fare fronte al caldo estivo.
LA CERIMONIA E LA MOSTRA
Martedì 20 alle 11, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sarà il presidente della Camera, Roberto Fico, a introdurre una cerimonia commemorativa, mentre la Sala della Regina ospiterà la mostra “La nuova Aula della Camera dei deputati. Il progetto di Ernesto Basile per Montecitorio”: in cinque sezioni, allestite dalla Camera in collaborazione con l'Archivio Basile e l'Università di Palermo, verrà proposto un ricco materiale documentario, anche inedito. La mostra tocca la questione della nuova Aula anche dal punto di vista artistico: il Liberty degli arredi Basile per l'intero palazzo Montecitorio; l'opera architettonica di Ernesto Basile nel complesso della sua attività in varie città italiane. Nel corso della cerimonia sono previsti gli interventi degli storici Alessandro Barbero e Simona Colarizi e dello scrittore Paolo Di Paolo.
Nel pomeriggio, alle 18, nell'Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari, alla presenza del Presidente Fico, verrà proiettato in anteprima il documentario "L'Aula di Montecitorio, un secolo tra Arte e Storia", prodotto da Sky.
MUSSOLINI E IL BIVACCO DELLE ISTITUZIONI
«Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto». Così Benito Mussolini nel celebre discorso d’insediamento pronunciato il 16 novembre del 1922 poco dopo la “marcia su Roma” avvenuta il 28 ottobre 1922. Il governo
Mussolini il 17 novembre ottenne la fiducia dalla Camera con 306 voti favorevoli e 116 contrari.
IL CASO MATTEOTTI E L’AVENTINO
La secessione dell'Aventino prende il nome del colle Aventino su cui si ritirarono i plebei ai tempi dell’antica Roma per protesta contro i patrizi. Si richiamò a questo precedente storico la protesta attuata dai deputati d'opposizione contro il governo fascista in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924. Il deputato socialista aveva preso la parola in aula per denunciare i brogli nelle elezioni appena tenutesi ma fu rapito da squadracce fasciste e ucciso. Per lungo tempo il suo corpo non venne ritrovato restando così il mistero sulla sua effettiva sorte. Il 13 giugno Mussolini parlò alla Camera affermando di non essere coinvolto nella vicenda, ma anzi di esserne addolorato; al termine il Presidente della Camera Alfredo Rocco aggiornò i lavori, impedendo la risposta da parte dell'opposizione. Di qui la protesta: il 26 giugno 1924 i parlamentari dell'opposizione si riunirono nella sala della Lupa di Montecitorio, nota anche oggi come sala dell'Aventino. Ma dal governo non arrivò nessuna risposta, fino a che, il 16 agosto, il cadavere di Matteotti fu ritrovato nel bosco della Quartarella. Alla certezza della morte scoppiò una rovente polemica all'interno dello stesso Partito Nazionale Fascista (PNF). Alla Camera fu tenuto il discorso del 3 gennaio 1925, in cui il capo del fascismo si assunse la responsabilità politica, morale e storica dei fatti. Mussolini chiese formalmente al Parlamento un atto d'accusa nei suoi confronti in base all'articolo 47 dello Statuto della Camera, ma ciò non accadde, e il fascismo superò questa gravissima macchia della sua fase di insediamento.
L’ASSEMBLEA COSTITUENTE
Dopo la fine della II Guerra mondiale e la lotta di Resistenza seguita alla caduta del fascismo, una volta sancita la sconfitta della monarchia nel referendum, c’era da strutturare una nuova forma di Stato, su base repubblicana. L'Assemblea Costituente della Repubblica italiana, composta di 556 deputati, fu eletta il 2 giugno 1946 e si riunì in prima seduta il 25 giugno nel palazzo Montecitorio. Continuò i suoi lavori fino al 31 gennaio 1948 e portò all'approvazione della nuova Costituzione repubblicana.
GLI ANNI DI PIOMBO
L’onorevole Aldo Moro, presidente della Dc, fu rapito il 16 marzo del 1978 dopo un agguato delle Brigate Rosse che in via Fani annientarono la sua scorta. Proprio quel giorno alla Camera era in programma il voto di fiducia al governo di solidarietà nazionale guidato da Giulio Andreotti. Fu il picco più drammatico dei cosiddetti anni di piombo che insanguinarono l’Italia. Moro, dopo essere stato un assoluto protagonista dell’assemblea Costituente, lo era stato anche da deputato. Celebre il suo discorso in difesa dell’onorabilità della Dc, in occasione dello scandalo Loocked, l’azienda statunitense che ammise di aver pagato in mezza Europa tangenti per una fornitura di aerei militari. Lo scandalo aveva coinvolto il socialdemocratico Mario Tanassi e il democristiano Luigi Gui. Moro prese la parola in una seduta infuocata e si rivolse agli esponenti dell’opposizione: «Onorevoli colleghi che ci avete
preannunciato il processo sulle piazze, vi diciamo che noi non ci faremo processare!», tuonò. L’anno successivo il presidente della Repubblica Giovanni Leone travolto a sua volta dallo scandalo dovette dimettersi. Vent'anni dopo, verificata l'insussistenza delle accuse, i radicali Marco Pannella ed Emma Bonino gli scriveranno una lettera di scuse.
MANI PULITE
La crisi della politica, certamente frutto anche della caduta del Muro di Berlino (nel 1989) e della fine della logica dei blocchi portò allo scoppio dell’inchiesta milanese Mani pulite. Il simbolo di quell’era fu il celebre discorso di Bettino Craxi sul finanziamento illecito ai partiti. «Quel che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. I partiti… hanno ricorso e ricorrono all'uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale. Se gran parte di questa materia dev'essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest'aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo, perché presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro». Una chiamata di correità quel 3 luglio del 1992, in aula , alla Camera, che anticipò - dopo l’uscita di scenadel leader socialista e la “fuga” in Tunisia, alla sua casa ad
Hammamet - la caduta di tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica, compreso il Pci, che cavalcò la protesta popolare, ma che Craxi aveva accusato di aver ricevuto finanziamenti occulti dall’Unione sovietica.
«ARRENDETEVI, SIETE CIRCONDATI»
Un episodio simbolicamente altrettanto rilevante dell’epoca di Tangentopoli avvenne il primo aprile del 1993, quando una manifestazione indetta dai giovani del Movimento sociale italiano cinse d’assedio Montecitorio al grido di «Arrendetevi, siete
circondati!», slogan che campeggiava sulle magliette dei giovani. Giorgio Napolitano, presidente della Camera parlò di «irresponsabile gazzarra». Ma, la storia si ripete, lo stesso slogan pari pari verrà ripreso dal fondatore del M5s, Beppe Grillo, armato di megafono, a guidare la protesta davanti a Montecitorio, il 20 febbraio del 2013.
Il resto è storia dei giorni nostri, in cui alla guida della Camera dei deputati c’è un esponente del M5s, Roberto Fico. Ma, forse non passerà inosservato, le celebrazioni dei 100 anni si chiuderanno martedì con l’inno europeo. Scelta non scontata, in questi tempi di sovranismo.
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