Attualità

RAPPORTO. Censis-Ucsi: sfondata soglia 50% un italiano su due sul web

lunedì 13 giugno 2011
Cresce l'utenza di Internet, che nel 2011 sfonda finalmente la soglia del 50% della popolazione italiana, attestandosi per l'esattezza al 53,1% (+6,1% rispetto al 2009). E' quanto emerge dal Nono Rapporto del Censis-Ucsi sulla comunicazione dal titolo I media personali nell'era digitale, presentato oggi al Senato. Il dato complessivo si spacca tra l'87,4% dei giovani (14-29 anni) e il 15,1% degli anziani (65-80 anni); tra il 72,2% dei soggetti piu' istruiti e il 37,7% di quelli meno scolarizzati.Nel mondo dell'informazione, la centralità dei telegiornali è ancora fuori discussione, visto che l'80,9% degli italiani li utilizza come fonte. Tra i giovani, però, il dato scende al 69,2%, avvicinandosi molto al 65,7% raggiunto dai motori di ricerca su Internet e al 61,5% di Facebook. E' quanto emerge dal rapporto del Censis-Ucsi sulla comunicazione presentato oggi al Senato. A livello generale, al secondo posto si collocano i giornali radio (56,4%), poi i quotidiani (47,7%) e i periodici (46,5%). Dopo il televideo (45%), ci sono i motori di ricerca come Google (41,4%), i siti web di informazione (29,5%), Facebook (26,8%), i quotidiani on line (21,8%). Nel caso delle tv all news (16,3% complessivamente) risultano discriminanti l'età (il dato sale al 20,1% tra gli adulti) e il titolo di studio (il 21,7% tra i diplomati e laureati). Le app per gli smartphone sono al 7,3% di utenza e Twitter al 2,5%. Riguardo gli smartphone, i giovani fanno da traino: aumentano del 3,3%, con un'utenza che sale complessivamente al 17,6% e al 39,5% proprio tra i giovani. Mentre l'uso del cellulare in genere fa registrare una flessione (-5,5% tra il 2009 e il 2011), complici gli effetti della crisi.Se una metà del Paese ha compiuto il salto oltre la soglia del digital divide, aumenta il press divide, il divario tra chi nella propria dieta contempla i media a stampa e chi non li ha ancora o non li ha più. Secondo il rapporto del Censis-Ucsi sui media, sono il 54,4% gli italiani che si accostano a mezzi a stampa, accompagnati o meno da altri media, diminuiti rispetto al 60,7% del 2009. Il 45,6% è estraneo a questi media, percentuale aumentata rispetto al 39,3% di due anni fa. "Che si tratti di persone che guardano solo la televisione oppure di raffinati acrobati del surfing su Internet - sottolinea il Censis - se leggono qualcosa lo fanno solo attraverso lo schermo". Sono i giovani a "vivere abitualmente in rete" (l'84,6%) e sono proprio loro, con una quota del 53,3%, ad abbandonare maggiormente la lettura di testi a stampa (nel 2009 quest'ultima percentuale si fermava al 35,8% della popolazione giovanile).Nonostante l'80,9% degli italiani li consideri molto o abbastanza informati, il 76,8% competenti e il 71,7% chiari nell'esposizione dei fatti, per il 67,2% i giornalisti sono poco indipendenti e per il 67,8% molto o abbastanza spregiudicati. Questo li rende poco affidabili agli occhi della metà della popolazione (il 49,8%).E' quanto emerge dal rapporto del Censis-Ucsi sui media, presentato al Senato. "Tra i giudizi negativi - scrive l'istituto di ricerca - spicca il dato sulle smanie di protagonismo dei professionisti dell'informazione, giudicate eccessive dal 76,3% degli italiani. In una scala che va da 1 (minimo) a 10 (massimo), televisione e carta stampata non raggiungono il punteggio della sufficienza in termini di reputazione, secondo l'opinione degli italiani: 5,74 é il voto medio di credibilità della televisione e 5,95 è il voto dato ai giornali. Maggiormente credibili radio (6,28) e Internet (6,55), percepita come un mezzo più libero e disinteressato".Si conferma il periodo di grave crisi attraversato dalla carta stampata: i quotidiani a pagamento (47,8% di utenza) perdono il 7% di lettori tra il 2009 e il 2011 (-19,2% rispetto al 2007). La free press cresce di poco (+1,8%, salendo al 37,5%). I periodici resistono, specie i settimanali (28,5% di utenza), letti dal 36,4% delle donne e dal 20,4% degli uomini.«Preoccupa la scarsa credibilità dei giornalisti italiani che emerge dal Rapporto Censis-Ucsi sui media personali nell'era digitale». Lo afferma Domenico Delle Foglie, presidente del Copercom, il coordinamento per la comunicazione promosso dalle principali associazioni cattoliche, che sottolinea in una nota che «metà della popolazione consideri i giornalisti poco affidabili e addirittura il 67,2% li percepisca come poco indipendenti e ancor di più (67,8%)molto o abbastanza spregiudicati». «Questo crollo generale di credibilità - spiega Delle Foglie - dovrebbe interrogare i professionisti italiani dell'informazione chiamati a riacquisire complessivamente un'autonomia professionale che si è andata affievolendo. Complici, a nostro parere, sia unacattiva percezione del bipolarismo politico che ha accentuato una sorta di bipolarismo informativo, sia un palpabile arretramento etico. Il tutto a scapito dell'informazione libera, autonoma e indipendente».Da parte sua, assicura Delle Foglie, «il Copercom vuole anche incoraggiare quanti, vecchi e giovani giornalisti, coltivano la propria autonomia nel tentativo di rispondere alle esigenze di quella info-etica che oggi s'impone, in un mondo dell'informazione sempre più dominato dagli interessi economici e politici».