Attualità

LA POLEMICA. Censimento, i disabili: «Perché noi esclusi?»

Amelia Elia sabato 3 dicembre 2011
Pare saliente per l’Istat sapere a che ora noi italiani usciamo di casa per andare al lavoro, se per arrivare in ufficio usiamo l’auto oppure no e quanto tempo impieghiamo per il tragitto. Altrettanto importante – e lo è se sulla questione è stata prevista una domanda a cui, com’era spiegato nella prima pagina del questionario, è obbligatorio rispondere per legge – è scoprire se l’alloggio dispone di una linea telefonica fissa e se esiste un collegamento internet. E il posto auto? Fondamentale anche quello insieme alla presenza di un impianto di aria condizionata. Molto meno essenziale è scoprire se una delle persone che il censimento pretende di radiografare ha qualche tipo di disabilità.È vero il questionario – quello rosso – dedicava le domande dalla 8.1 alla 8.4 alle «Difficoltà nelle attività della vita quotidiana» a cui, però, non era obbligatorio rispondere: ha difficoltà nel sentire? Nel vedere? Nel camminare o nel salire e scendere le scale? Ha difficoltà nel ricordare o nel concentrarsi? Quattro quesiti «che sono già un passo avanti rispetto al censimento del 2001 – spiega Giovanni Merlo, presidente della Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità – che non contemplava neppure questo minimo accenno. Ma è un modo di intendere la disabilità molto parziale e ormai inattuale, che si limita alla descrizione di una parte della menomazione». L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha elaborato nel 2001 uno strumento di classificazione – l’Icf (International classification of functioning, disability and health) – che analizza e descrive la disabilità come esperienza umana che tutti possono sperimentare. «La disabilità – prosegue Merlo – è intesa come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole. Un fatto sociale. L’Istat ha fatto un tentativo di entrare in relazione con le associazioni di disabili per arrivare a un risultato migliore che però non c’è stato. L’auspicio – conclude il presidente della Ledha – è che si cominci a lavorare fin da subito per mettere a punto un sistema di valutazione più consono da inserire nel prossimo censimento». Dieci anni di lavoro potrebbero bastare...L’Istituto di statistica si difende: obiettivo del censimento generale della popolazione – spiega l’Istat – è produrre un quadro informativo statistico sulle principali caratteristiche strutturali della popolazione. Rientrano nel piano di rilevazione tutte le variabili necessarie a definire la struttura familiare e le caratteristiche anagrafiche e socio-economiche dei residenti sul territorio italiano. Molti quesiti contenuti nel questionario di censimento sono richiesti obbligatoriamente a livello internazionale e sono gli stessi rilevati in tutti i Paesi dell’Unione Europea; tra questi non rientrano quelli volti a raccogliere informazioni sullo stato di salute».Secondo la Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, «il censimento avrebbe potuto essere uno strumento formidabile per il rilevamento di quei dati che interessano tutti coloro che si occupano di sociale. È ben per questo – spiega Nicolino di Domenica – che si evitano accuratamente quelle domande che potrebbero far emergere lo stato di sfinimento e prostrazione vissuto dalle famiglie che supportano e sopportano al loro interno una persona con disabilità».