Attualità

Lodo Alfano. Cena premier-giudici, lite in Aula

giovedì 2 luglio 2009
La cena tra Ber­lusconi, Alfano e due giudici della Corte Costitu­zionale ci fu, ma fu un incontro convi­viale, nel quale «non si è parlato né di Lo­do Alfano né di rifor­me della Costituzio­ne ». È quanto ha riferito il ministro dei Rap­porti con il Parlamento Elio Vito, rispon­dendo alla Camera a una interrogazione pre­sentata dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro. La vicenda riguarda la notizia – trapelata sui giornali – di una cena, svoltasi a maggio, a ca­sa del giudice della Corte Luigi Mazzella (già ministro del governo Berlusconi) alla quale presero parte il presidente del Consiglio, il ministro della Giustizia Alfano, il sottose­gretario alla presidenza Gianni Letta, il pre­sidente della Commissione Affari Costitu­zionali del Senato Carlo Vizzini e un altro giudice costituzionale, Paolo Napolitano (già capo di gabinetto di Gianfranco Fini). Secondo le notizie stampa questa cena sa­rebbe anche servita a fare il punto sul Lodo Alfano (che in ottobre dovrà passare pro­prio l’esame della Consulta), che 'congela' i procedimenti penali a carico delle alte ca­riche dello Stato, e anche a disegnare scenari di possibili riforme costituzionali, in parti­colare della giustizia. Da qui, le polemiche da parte delle opposizioni, che chiedono ai due giudici Mazzella e Napolitano di aste­nersi dalla camera di consiglio quando sa­ranno chiamati a giudicare la costituziona­lità del Lodo. Alla Camera il ministro Vito, chiamato a ri­spondere a interrogazioni, è stato categori­co: «Il governo non ha organizzato alcuna riunione», ma si è trattato solo di «un invito a cena», di un «incontro conviviale», «natu­rale conseguenza di un rapporto di cono­scenza e di stima risalente nel tempo che le­ga il padrone di casa e i suoi ospiti». Quanto agli argomenti trattati, Vito ha detto che «l’in­contro non ha avuto in alcun modo ad og­getto temi che riguardassero l’agenda della Corte Costituzionale né ipotesi di riforma del titolo IV della Costituzione». Insoddisfatte dalla risposta le opposizioni. Per Di Pietro la cena «ha infangato la sacra­lità della Consulta» e quindi i due giudici e Alfano farebbero bene a dimettersi. «Fatto gravissimo» è il commento del capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro. Per nul­la turbato delle polemiche il giudice Maz­zella ha scritto una lettera a Berlusconi af­fermando che la cena «non è stata la prima e non sarà l’ultima».