La cena tra Berlusconi, Alfano e due giudici della Corte Costituzionale ci fu, ma fu un incontro conviviale, nel quale «non si è parlato né di Lodo Alfano né di riforme della Costituzione ». È quanto ha riferito il ministro dei Rapporti con il Parlamento Elio Vito, rispondendo alla Camera a una interrogazione presentata dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro. La vicenda riguarda la notizia – trapelata sui giornali – di una cena, svoltasi a maggio, a casa del giudice della Corte Luigi Mazzella (già ministro del governo Berlusconi) alla quale presero parte il presidente del Consiglio, il ministro della Giustizia Alfano, il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, il presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Carlo Vizzini e un altro giudice costituzionale, Paolo Napolitano (già capo di gabinetto di Gianfranco Fini). Secondo le notizie stampa questa cena sarebbe anche servita a fare il punto sul Lodo Alfano (che in ottobre dovrà passare proprio l’esame della Consulta), che 'congela' i procedimenti penali a carico delle alte cariche dello Stato, e anche a disegnare scenari di possibili riforme costituzionali, in particolare della giustizia. Da qui, le polemiche da parte delle opposizioni, che chiedono ai due giudici Mazzella e Napolitano di astenersi dalla camera di consiglio quando saranno chiamati a giudicare la costituzionalità del Lodo. Alla Camera il ministro Vito, chiamato a rispondere a interrogazioni, è stato categorico: «Il governo non ha organizzato alcuna riunione», ma si è trattato solo di «un invito a cena», di un «incontro conviviale», «naturale conseguenza di un rapporto di conoscenza e di stima risalente nel tempo che lega il padrone di casa e i suoi ospiti». Quanto agli argomenti trattati, Vito ha detto che «l’incontro non ha avuto in alcun modo ad oggetto temi che riguardassero l’agenda della Corte Costituzionale né ipotesi di riforma del titolo IV della Costituzione». Insoddisfatte dalla risposta le opposizioni. Per Di Pietro la cena «ha infangato la sacralità della Consulta» e quindi i due giudici e Alfano farebbero bene a dimettersi. «Fatto gravissimo» è il commento del capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro. Per nulla turbato delle polemiche il giudice Mazzella ha scritto una lettera a Berlusconi affermando che la cena «non è stata la prima e non sarà l’ultima».