Intesa Cei Viminale. Trenta migranti della Diciotti già pronti a lasciare Rocca di Papa
I migranti sbarcati dalla nave Diciotti arrivano in tarda serata a Rocca di Papa (Ansa)
«Intervenire era un dovere perché a volte le parole non bastano». Spiega così, con queste poche parole, don Ivan Maffeis, portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, come è andata con la vicenda della nave Diciotti. Una vicenda che ha portato alla firma di un’intesa formalizzata tra la Cei e il Viminale sulla ridustribuzione e l’accoglienza dei profughi soccorsi dalla nave delle guardia costiera italiana e rimasti per oltre dieci giorni nel limbo dell’attesa. L’accordo tra la Chiesa italiana e il Ministero dell’Interno è stato formalizzato nel pomeriggio al Viminale, una convenzione che permette di attivare le procedure per il collocamento dei migranti della nave Diciotti nelle Diocesi del Paese.
Don Aldo Buonaiuto, della Comunità Giovanni XXIII, altro protagonista della soluzione per la Diciotti, racconta di avere ricevuto «sabato mattina una telefonata dal ministro dell’Interno. Con Matteo Salvini ci conosciamo da tempo. Ha chiesto se fosse ipotizzabile che la Chiesa si prendesse in carico i migranti della Diciotti». Di qui la telefonata poi al presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, il "sì" immediato della Chiesa italiana e la soluzione raggiunta in poche ore. Poi «la gara di solidarietà tra le diocesi per accoglierli», conclude Bonaiuto.
Una trentina di migranti sono pronti a lasciare il centro di Rocca di Papa già nella giornata di venerdì per essere accolti dalle diocesi che hanno offerto ospitalità. La Chiesa in Italia già accoglie, in maniera capillare sul territorio, tra parrocchie, movimenti, istituti religiosi, oltre 26mila migranti. E anche per questi 143 profughi sono pronte ad aprirsi le porte dell’accoglienza. Oltre 40 le Diocesi che hanno già dato la disponibilità. Da Taranto a Rossano Cariati, in Calabria, da Napoli a Como.
«La risposta della Chiesa italiana, la Chiesa che non sta a guardare, all’emergenza della nave Diciotti ci parla di un’Italia che accoglie e che rifugge la paura che paralizza e gela il cuore» ha dichiarato l’arcivescovo di Taranto monsignor Filippo Santoro, che, oltre ai 200 migranti già ospitati in diocesi ha espresso la disponibilità ad accogliere parte delle persone ospitate a Rocca di Papa. Quanto accaduto ai migranti ospitati sulla nave Diciotti «ci "provoca" nel vero senso della parola» gli fa eco Giuseppe Sattriano, arcivescovo della Diocesi di Rossano Cariati, in provincia di Cosenza. «Ci chiama ad uscire fuori da noi stessi e da quegli atteggiamenti troppo borghesi con cui spesso chiudiamo le nostre coscienze alla vita e alle sue richieste».
A Rocca di Papa la Caritas ha incontrato ad uno ad uno ogni profugo. Ciascuno ha portato la sua storia, il suo carico di sofferenza. «Non possono essere collocati sul territorio a caso, si verifica se ci sono qui altri parenti, conoscenti ma è una verifica – racconta don Maffeis – che sta procedendo abbastanza velocemente». Al momento, grazie alla generosa sensibilità di tante diocesi in tutta Italia, i posti messi a disposizione a livello nazionale sono numericamente superiori alle attuali necessità. «Non abbiamo chiesto niente, è una risposta spontanea. La storia della Chiesa è una storia di accoglienza» conclude il portavoce della Conferenza episcopale, «ma abbiamo un ruolo di supplenza: su un fenomeno così complesso, dove interi popoli per tanti motivi sono costretti a lasciare la loro terra, si deve interrogare la politica, la politica europea».
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