La procura militare di Roma ha chiuso le indagini a carico di un ex militare tedesco, oggi novantenne, di cui sarà chiesto il rinvio a giudizio per la strage di Cefalonia, avvenuta nel settembre 1943.Ad oltre 68 anni dai fatti, dunque, spunta un nuovo indagato per il peggior eccidio di militari italiani compiuto dai tedeschi nella Seconda guerra mondiale: una strage che, con la morte dei vari imputati e una serie di assoluzioni e archiviazioni, è rimasta finora impunita. L'attuale indagato, secondo quanto si è appreso, sarebbe in particolare accusato di uno degli episodi, l'uccisione di "circa 73 ufficiali italiani" della Divisione Acqui, trucidati alla Casetta Rossa di Cefalonia dopo essersi arresi.All'incriminazione dell'ex militare tedesco, un caporale, la procura militare di Roma è giunta nell'ambito dell'inchiesta a carico di Otmar Muhlhauser, l'ex ufficiale tedesco morto nel luglio 2009 mentre era incorso l'udienza preliminare nei suoi confronti. Dalle indagini su Muhlhauser - che è stato ufficialmentel'ultimo imputato per la strage di Cefalonia - emersero dei sospetti anche nei confronti di altri due soldati dellaWehrmacht, Gregor Steffens e Peter Werner, anch'essi quasi novantenni. Nei loro confronti, però - si è appreso oggi - il gip del tribunale militare ha disposto l'archiviazione, su richiesta dello stesso pm, ritenuto che non è stato trovato "alcun riscontro all'ipotesi accusatoria inizialmente prospettata" e dunque "non sussistono elementi per ritenere che i due indagati abbiano concorso all'uccisione di militari italiani in Cefalonia e Corfù".Non è stato così per il caporale del 54/o battaglione Cacciatori da montagna tedesco di cui la procura si accinge ora a chiedere il rinvio a giudizio: gli inquirenti ritengono di avere le prove della sua partecipazione "materiale" all'ultimo atto dell'eccidio, la fucilazione degli ufficiali italiani alla Casetta Rossa.
UNA VICENDA GIUDIZIARIA CONTROVERSASi riapre così una delle vicende giudiziarie più lunghe e controverse del dopoguerra, che - a parte la condanna"simbolica" inflitta dal tribunale di Norimberga al generale Hubert Lanz (12 anni, ma ne scontò solo tre) - ha visto concludersi in un nulla di fatto tutti i numerosi processi che si sono svolti in Italia e in Germania. Nessun colpevole per una strage la cui entità, in termini di vittime, è anch'essa controversa. Il numero complessivo dei caduti è oscillato a lungo da un minimo di 5.000 uomini ad un massimo di oltre 10.000, in pratica l'intera Divisione Acqui: tuttavia, secondo gli studi più recenti e le conclusioni dello stesso consulente tecnico della procura militare di Roma, Carlo Gentile, nell'isola greca morirono circa 2.300 militari, un quarto in combattimento e gli altri fucilati dopo la resa; altri 1.500 affogarono nei naufragi delle navi con cui venivano deportati.