Attualità

Cdm. Violenza contro le donne: ecco le nuove norme per tutelare di più le vittime

Antonella Mariani venerdì 3 dicembre 2021

Sette ministre sedute una accanto all'altra, una ottava collegata in video, il premier Draghi in prima fila ad ascoltarle e che alla fine declina l'invito alla foto di rito perché "questa giornata è vostra". È una scena inedita quella che accoglie i giornalisti, convocati alla presentazione delle nuove norme sulla violenza contro le donne, varate oggi con un disegno di legge in 11 articoli dal Consiglio dei ministri. Ora il provvedimento, che modifica tra gli altri il Codice penale e di procedura penale, dovrà passare l'esame del Parlamento.

Le norme si aggiungono a quelle già esistenti (La legge contro il femminicidio del 2013, il Codice Rosso del 2019... ) e che hanno diversi obiettivi: tutela più efficace per le donne minacciate, percorsi più stringenti di recupero per gli uomini maltrattanti, emersione dei casi di violenza non denunciati. Lo richiedono le 109 vittime di femminicidio piante nel 2021, un numero impressionante che fa dire alle ministre: ora basta. E lo richiedono soprattutto quell'84/85% di donne maltrattate che non denunciano per paura, per sfiducia, perché non hanno autonomia economica.

Maggiore tutela per la donna: le misure preventive

Proprio pensando a tutte quelle donne che sono state uccise nonostante avessero denunciato i loro persecutori, si è reso necessario tutelare di più le donne con la prevenzione. Ecco perché in caso di atteggiamenti violenti si potrà procedere d'ufficio: i giudici cioè potranno decidere il fermo di fronte a indizi che facciano sospettare un pericolo per l'incolumità o la vita della donna.

"Si tratta dell"estensione di uno strumento che prima non era previsto per questi casi, una misura precautelare data direttamente in mano al pubblico ministero e alla polizia giudiziaria", ha spiegato la ministra della Giustizia Marta Cartabia.

In questi casi la polizia potrà anche mettere sotto sorveglianza l'abitazione della donna.

Sono state rafforzate anche alcune misure relative all'ammonimento delle questure, che viene esteso ai reati di violenza domestica.

Se l'uomo violento viola il divieto di avvicinamento è previsto l'arresto obbligatorio, "cui deve seguire - ha proseguito Cartabia - una
misura cautelare coercitiva per evitare che dopo l'arresto la persona possa essere rimessa in libertà".

Il braccialetto elettronico

L'eventuale sospensione condizionale della pena sarà annullata se non ci sarà da parte dell'uomo maltrattante un rigoroso rispetto dei percorsi di recupero. L'applicazione del braccialetto elettronico, che oggi è condizionato al consenso, porrà il violento davanti a una scelta: o accetterà di sottoporti alla sorveglianza o finirà in carcere o agli arresti domiciliari.

Provvisionale per orfani di femminicidio

La provvisionale (erogazione di denaro decisa dal giudice) a favore degli orfani di femminicidio non sarà più erogata al termine dell'iter giudiziario, ma già in fase di indagini preliminari. La ministra Mara Carfagna ha spiegato la ratio della norma: "Centinaia di nonni, zii e parenti accolgono questi bambini che spesso hanno bisogno di percorsi di recupero molto costosi e hanno bisogno che lo Stato riconosca loro, quanto prima possibile, un sostegno economico".

Sarà obbligatorio da parte della polizia, dei medici e delle altre strutture pubbliche che vengono a contatto con la vittima, dare informazioni sui centri antiviolenza esistenti sul territorio. Quando il colpevole viene scarcerato, la vittima dovrà esserne informata.



Qualche perplessità sulle misure varate dal governo arrivano dalla Rete antiviolenza D.i.Re (donne in rete contro la violenza), soprattutto perché i centri antiviolenza non sono stati consultati "nonostante da decenni accompagnino migliaia di donne fuori dalla violenza e nonostante tale consultazione sia stata prevista nel nuovo Piano nazionale antiviolenza”.

Sui contenuti, Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, nota che il Ddl "contiene elementi, quali ad esempio l’ammonimento per il reato di violenza sessuale, che destano grande preoccupazione, accanto ad altri, a cominciare dal rafforzamento delle misure per assicurare il rispetto degli ordini di allontanamento e dall’estensione del tipo di reati per i quali le forze dell’ordine sono tenute a fornire il contatto dei centri antiviolenza, in linea con proposte già fatte da D.i.Re in diverse occasioni. Continua a riproporsi un approccio di tipo emergenziale, che porta a un proliferare di norme penali, ma sappiamo bene quanto poi la loro effettiva applicazione sia a discrezione del singolo magistrato, e anche quanto sia la cultura di chi deve applicarle a condizionarne l’efficacia", conclude la presidente di D.i.Re.