Meeting. Cattolici e politica, c’è un piano B. «Così possiamo ricostruire il Paese»
Un Paese da ricostruire, un impegno per i cattolici
«Sì, è un progetto politico». Dopo un’ora e mezza di discussione, Mauro Magatti, sociologo dell’Università Cattolica, chiama il piano B con il suo nome. Scelta doverosa per un progetto che si prefigge di riscrivere il vocabolario economico, sociale e politico del Paese. Doveroso ma non meno impegnativo. Anche perché Magatti estrae dal cilindro della storia politica dei cattolici un «potrei dire che è la nuova Camaldoli». Non per caso. Siamo all’indomani dell’80° anniversario del celebre codice da cui trassero ispirazione la Democrazia Cristiana e i costituenti cattolici. Oggi, quando Sergio Mattarella, che ha appena festeggiato l’anniversario nell’eremo toscano, varcherà le porte della Fiera di Rimini, troverà ad attenderlo anche i promotori di questo manifesto per la rifondazione del linguaggio politico, che, come è stato detto ieri alla presentazione ufficiale, ha l’ambizione di scrivere uno spartito nuovo per il Paese.
Lo strumento è un sito internet (https://pianob-mappedisignificato.it/) che chiede al lettore di contribuire alla formulazione di un vocabolario condiviso. Si parte da dodici parole, corredate da una prima descrizione: Origine, Europa, Beni comuni, Abitare, Sussidiarietà, Educazione, Generazioni, Lavoro, Investimento, Innovazione, Contribuzione e Giustizia. Chiunque potrà contribuire - è stato detto ieri al Meeting - e ci saranno anche momenti di discussione dal vivo, per non limitare questa elaborazione alla dimensione virtuale.
«Questo progetto nasce perché c’è bisogno di un piano B - ha commentato Magatti -, in quanto c’è scontento sul piano A, cioè su quello che c’è e non parlo solo della politica, ma della sanità, dell’economia… Siamo arrivati alla fine di un ciclo e non si riesce ad aprirne un altro». La scommessa dei promotori, che provengono da diverse organizzazioni di area cattolica, è che esista già una nuova teoria economico-sociale, che sia «là fuori» e che si debba solo far emergere, darle voce, per poi consegnarla alla politica.
Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, apprezza la «novità di metodo» che non parte da un accordo di vertice ma dalla condivisione orizzontale dei contenuti.
L’economista Leonardo Becchetti, che in questi anni ha condiviso con Magatti molti progetti, è il teorico dell’emersione: «Il nostro è il tentativo di connettere ciò che già c’è. Buone pratiche che abbiamo conosciuto. Vogliamo collegare il pensiero con queste realtà». Si riferisce al grande lavoro fatto sull’economia civile e alla consapevolezza che l’Italia ha tutte le risorse per farcela ma non lo sa. Le associazioni che aderiscono a questo lavoro applicano già un paradigma nuovo, legato ai concetti di generatività, solidarietà e sostenibilità presenti nel magistero e nell’azione pastorale di papa Francesco, quindi si tratta di comunicare, contagiare e condividere, utilizzando come catalizzatori che già oggi coniugano profitto ed elevato impatto sociale ed ambientale. Sono imprese e cittadini, comunità locali e organizzazioni del Terzo settore che hanno sposato la mentalità “contributiva” (cosa posso fare per il mio territorio) e non quella “estrattiva” (basata su rendite e dipendenza passiva da sostegni pubblici).
Le parole presenti ora sul sito sono state elaborate da alcune delle migliori realtà del Paese e vengono coniugate con termini “operativi” (comunità educante, giustizia riparativa, amministrazione condivisa, comunità energetiche tra le altre) che declinano in pratica come elementi già presenti nella nostra società (cittadinanza attiva, partecipazione, senso civico, capitale sociale) «possano essere assunti a riferimento dell’intero spettro di chi si impegna per il bene comune, facendo politica in varie forme e si impegnano per la crescita della nostra democrazia e per dare al nostro Paese un orizzonte di felicità e ricchezza di senso del vivere».
I promotori vogliono fare del sito «una base comune di riferimento, concettuale e pratica, capace di crescere nel tempo grazie alle buone pratiche e alle ulteriori elaborazioni concettuali che vorranno alimentare la piattaforma».
A firmare il piano B sono Leonardo Becchetti, Marco Bentivogli, Luigino Bruni, Marta Cartabia, Carla Collicelli, Chiara Giaccardi, Enrico Giovannini, Elena Granata, Luca Jahier, Mauro Magatti, Alessandro Rosina, Roberto Rossini, Paolo Venturi e Giorgio Vittadini. Vengono tutti dal Terzo settore, quasi tutti dall’università.
Come Chiara Giaccardi, sociologa ed esperta di comunicazione, la quale ieri ha spiegato che si tratta soprattutto di «vincere la memoria simbolica di questo tempo: attualmente, le parole sono usate per sterminare gli avversari e noi vogliamo recuperare invece una dimensione simbolica che rimette insieme, dia concretezza ai legami». Come la sociologa Carla Collicelli, che parla di «azione dal basso» e di passare «dall’individuo al nodo». Oppure come Paolo Venturi, direttore di Aiccon, Centro studi Università di Bologna, che spiega come si debba insegnare agli italiani ad affrontare l’incertezza di una crisi con l’innovazione sociale.
Nel progetto vi è un grosso contributo di “Economy of Francesco”, rappresentata ieri da Giampaolo Riolo e Chiara Subrizi, economista. Alla presentazione sono intervenuti anche Caterina Sturaro che ha presentato una ricerca sul campo, il politologo Luca Jahier e il ricercatore Luca Faré. Il sociologo Roberto Rossini ha auspicato che «scatti una identificazione», mentre Marco Bentivogli, coordinatore nazionale di Base Italia, esaminando le differenze che emergono dal mercato del lavoro e il ritardo che il sistema Paese sconta sul fronte della formazione professionale, ha spiegato che «se passiamo da una crisi all’altra avviene perché il piano A è vecchio e dannoso: ad esempio, in un momento in cui il lavoro è il crocevia delle transizioni noi cerchiamo di proporre una lettura diversa da quello che sta accadendo».
Il demografo dell’Università Cattolica Alessandro Rosina ha inquadrato l’urgenza di quest’azione politica: «Crollano le nascite e i giovani se ne vanno dal Paese. C’è un crollo della partecipazione: gli italiani non possono limitarsi a votare o ad esprimere la loro insoddisfazione sui social». Il sito del piano B offre una nuova mappa che potrà crescere solo attraverso questa partecipazione: «Vogliamo far emergere con l’interazione quelle realtà significative che possono dare un significato nuovo alle parole - ha detto Becchetti -, perché sono generative e la generatività è la via per dare un senso alla vita. E raggiungere la felicità».
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