Il cantiere. Cattolici e politica, lavori in corso
Politica Insieme apre ai moderati del centrodestra Graziani: «Occorre generosità per ricostruire una nuova presenza» Pesa l’insuccesso di Popolari per l’Italia e Popolo della Famiglia alle Europee
Ma saranno davvero così irrilevanti i cattolici, oggi, come dice il cardinale Camillo Ruini in un’intervista al 'Corsera'? E perché mai allora Matteo Salvini, leader di una destra sulla cresta dell’onda, sente il bisogno di far sapere che il rosario e il crocifisso sono suoi riferimenti, anche se poi 'razzola' in tutt’altro modo? E ancora: serve iltentativo di dar vita a un partito a forte impronta cattolica, o non rischia solo di certificare tale irrilevanza? Perché, come ricorda l’ex deputato Giorgio Merlo, di Rete Bianca, «da quello di Andreotti e D’Antoni, nel 2001, di tentativi in tal senso se ne sono contati oltre 50, con esiti sconfortanti». Giudica un «bel documento» quello di Politica Insieme, Merlo, ma non ha aderito, «d’altro canto non c’è mai stato un partito del Papa o dei vescovi, nemmeno la Dc lo era».
L’iniziativa promossa da Stefano Zamagni e Leonardo Becchetti è, al tempo stesso, di più e di meno di un partito: «Abbiamo posto cinque temi (lavoro, famiglia, scuola, pace ed Europa) nella convinzione che gli attuali poli sono inadeguati a incarnare le istanze dei cattolici. Alle prossime elezioni ci saremo, vedremo come – dice Giancarlo Infante, di Politica Insieme – e guarderemo anche al civismo, realtà che se fosse stata presa in considerazione in Umbria, puntando sul sindaco di Assisi Stefania Proietti, avrebbe potuto portare a un esito diverso». Dalle parole di Becchetti nel centrodestra c’è chi ha colto un’apertura a quel mondo (dall’Udc ai moderati di Forza Italia) che non ci sta a essere egemonizzato da Salvini.
Spiega Nicola Graziani. «Non abbiamo nulla contro chi viene dal centrodestra, e confidiamo nella saggezza e nella generosità di chi reca un nome 'pesante' perché si metta a disposizione di una fase di ricostruzione nazionale». Per il presidente del Movimento cristiano dei lavoratori Carlo Costalli «non è scandaloso dialogare con un partito che è al 30% come la Lega e che raccoglie tanti voti cattolici. Altra cosa è allearsi – sottolinea – e altra cosa ancora è dar vita a un partito cattolico. Soluzione affrettata e che d’altronde anche il cardinal Bassetti ha detto di non auspicare». Fioccano commenti diversi, alle opinioni di Ruini. Duro Enzo Carra, democristiano non pentito, ex portavoce di Forlani e vittima degli eccessi di Mani Pulite. Segnala anche come negli anni della presidenza della Cei di Ruini, al di là dei successi in difesa di una legislazione rispettosa dell’antropologia cristiana sia aumentata «la diserzione dei cattolici alla Messa domenicale».
Che fare, allora? Manca, soprattutto, un riferimento forte e visibile al popolarismo europeo, i Popolari per l’Italia ci hanno provato, ma alle ultime europee sono rimasti lontani dal quorum. «Popolari e populisti hanno idee molto diverse, ma gli elettori sono gli stessi», dice Mario Mauro. «L’invito di Ruini ha stimolato il Popolo della Famiglia fin dalla sua fondazione», ricorda Mario Adinolfi, anche lui lontano dal quorum alle Europee: «Se non può esserci un 'partito dei cattolici' c’è più che mai bisogno di un soggetto autonomo d’ispirazione cristiana, nel solco della lezione ruiniana del dialogo con altre forze politiche».
Anche ai tempi della Dc, in verità, si parlava di partito 'di' cattolici e no 'dei' cattolici. E di cattolici che tentano pragmaticamente strade nuove ce ne sono diversi. Demos, ad esempio, con la leva delle preferenze ha condotto il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, candidato nelle file del Pd alle Europee a un clamoroso successo. E, dopo l’elezione di Paolo Ciani nel Lazio, in Umbria la formazione promossa daMario Giroha eletto Andrea Fora. In Campania ci prova ora Italia Popolare, formazione promossa da Giuseppe De Mita. Qualche settimana fa un folto gruppo di amministratori locali si è ritrovato a Torre del Greco, pronti a dare battaglia con una loro lista e a contarsi alle Regionali. Gianfranco Rotondiche ad Avellino ha rilanciato, invitando il premier Conte, il simbolo della Dc la spiega così: «Il partito non c’è più, ma le idee sì». E in una politica che brucia velocemente le sue suggestioni, «un giorno potrebbe tornare utile».