Attualità

L'incontro. Da Trieste al Paese, la rete degli amministratori cristiani in cammino

Agnese Palmucci sabato 30 novembre 2024

L'incontro alla Stazione Termini

Giovani consiglieri comunali di cittadine del Sud insieme a ex deputati, ad assessori di grandi metropoli e imprenditori delle aree interne. È iniziato sabato 30 novembre a Roma, nei locali della Cappella della Stazione Termini, il cammino della rete degli amministratori territoriali cristiani nata dalla 50esima Settimana sociale dei cattolici di Trieste, per dare risposte concrete ai bisogni del Paese. «Siamo qui prima di tutto per rispondere a un’urgenza emersa dall’ultima Settimana Sociale di luglio scorso - ha sottolineato Francesco Russo, vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, e coordinatore dell’iniziativa, introducendo la mattinata di confronto - e poi per l’ambizione grande di provare a far succedere qualcosa di nuovo nella politica italiana».

All’appuntamento di Roma, a cui hanno partecipato circa cinquanta persone, impegnate in politica su vari fronti e provenienti da differenti estrazioni politiche, seguiranno incontri preparatori a Napoli, domenica 1 dicembre alle 10.30 presso la mensa fraterna del Santuario del Carmine maggiore, e a Milano, sabato 14 dicembre alle 10.30, presso la Fondazione Ambrosianeum.

«Oggi ripartiamo insieme dal fatto che a Trieste è successo qualcosa di inedito. A Trieste forse è finita l’epoca della retorica del “prepolitico” - ha aggiunto Russo -. Crediamo che i tempi siano maturi per aprire una nuova stagione di protagonismo dei cattolici nella politica del nostro Paese, dobbiamo dirlo con consapevolezza». Come cattolici «abbiamo una “cassetta degli attrezzi”, la Dottrina sociale della Chiesa, che altri non hanno. Dobbiamo dimostrare agli uomini e alle donne di oggi che non vogliamo difendere privilegi ma che sappiamo capirli nelle loro necessità più profonde e vere». Tra le esperienze di cattolici che hanno cambiato le sorti della Repubblica nell’ultimo secolo, quella che aiuta a leggere il tempo attuale è la stagione di don Luigi Sturzo. «Credo che questo possa essere un tempo “neosturziano”, in cui i cattolici possono riacquisire protagonismo nella società. A luglio scorso, a margine della Settimana sociale, ci siamo coordinati per organizzare una grande assemblea di amministratori il prossimo gennaio. Un momento fondativo e costitutivo di una rete salda e piena di futuro».

L’obiettivo dei tre incontri preparatori è quello di iniziare a far emergere questa rete straordinaria di uomini e donne cristiani impegnati nella politica a livello locale, ed elaborare una piattaforma programmatica semplice e condivisa, da destra a sinistra, che parli di questioni concrete come ambiente, città, aree interne, welfare territoriali, anziani e giovani. Insomma, una nuova prospettiva con cui guardare la politica, che rimetta al centro l’uomo. «Credo che questo sia un tempo opportuno, un kairòs - ha detto Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata -, c’è analfabetismo relazionale e spirituale. Oggi il mondo vive una mancanza di intelligenza relazionale, lo vediamo dalla violenza. Per questo abbiamo scritto “Piano B: uno spartito per rigenerare l’Italia”, perché il paradigma relazionale è la nostra priorità. C’è necessità di uno “spartito relazionale” che viene dalla Dottrina sociale. Il disagio del politico cattolico oggi è quello di stare in partiti che non gli corrispondono».

I presenti all’incontro hanno avuto poi l’opportunità d’intervenire nel dibattito. «Ci tenevo a ringraziarvi per il lavoro che state coordinando, - ha detto Barbara Funari, assessore alle Politiche sociali di Roma Capitale -, per questa rete che è partita da Trieste e coinvolge tutti noi amministratori cristiani. Anche il fatto di essere qui alla stazione Termini per me è importante e significativo, in questo luogo in cui c’è tanta complessità, con tante persone senza fissa dimora che ci interrogano sulla cultura dello scarto». In politica manca l’ascolto reciproco, ha aggiunto Funari, «tutti noi, invece, siamo capaci di empatizzare e proprio attraverso l’ascolto paziente, il confronto, penso che possiamo rappresentare una svolta per il Paese, possiamo cambiare le cose». Ciò che occorre davvero, dunque, in questo percorso di collaborazione per il bene comune che inizia, è condividere obiettivi e desideri per dare risposte ai bisogni degli uomini e delle donne, superando ogni polarizzazione partitica.