Attualità

CASERMA DIAZ. Confermate tutte le condanne Dovranno lasciare gli incarichi

Nello Scavo giovedì 5 luglio 2012
​In un colpo solo la Cassazione ha fatto giustizia e azzerato i vertici investigativi della Polizia. Non poteva essere altrimenti. Perché confermando in via definitiva le condanne nei confronti dei più alti in grado al momento dell’irruzione alla scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001, la legge impone per i colpevoli l’interdizione dai pubblici uffici.Un verdetto duro, che «la Polizia accoglie – ha detto il capo del Dipartimento della pubblica sicurezza, Antonio Manganelli – con il massimo rispetto».I giudici della quinta sezione penale della Suprema Corte hanno dunque condannato per falso ideologico gli imputati, per cui ora scatta l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e che potrebbero essere interessati da un provvedimento disciplinare. Nessuno di loro, comunque, andrà in carcere. Prescritto, invece il reato di lesioni gravi per cui erano stati condannati nove poliziotti coinvolti nell’irruzione.Confermata quindi la condanna a 4 anni per Giovanni Luperi, ex vice direttore dell’Ucigos e ora a capo degli analisti dell’Aisi (servizi segreti), Francesco Gratteri, capo del Dipartimento centrale anticrimine; 5 anni per Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma, nonché le pene, pari a 3 anni e 8 mesi, inflitte a nove funzionari tra cui Gilberto Caldarozzi, attuale capo servizio centrale operativo (vice capo nel 2001), assolto in primo ma condannato in appello. Prescritti, appunto, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile all’epoca dei fatti. Per loro non dovrebbe scattare l’interdizione dai pubblici uffici. Tutti gli altri invece saranno sospesi dal servizio. Un effetto collaterale inevitabile, ma che spiace anche a gran parte degli accusatori. Le forze dell’ordine si dovranno infatti privare dei migliori investigatori su piazza. Uomini a cui si devono arresti di boss mafiosi (da Bernardo Provenzano ai capi dei Casalesi), protagonisti di tutte le indagini antiterrorismo, dalle nuove Brigate rosse, alle cellule qaediste fino alle formazioni anarchiche. Per non dire dei dirigenti diventati nel frattempo capi delle squadre mobili di alcune delle più "calde" città italiane.Lo scorso novembre sempre la Cassazione aveva annullato la condanna in appello per il sottosegretario Gianni De Gennaro, all’epoca del G8 capo della Polizia, accusato di aver indotto a mentire sui fatti un dirigente della Questura genovese. Nelle motivazioni della sentenza, diffuse lo scorso maggio, la Suprema Corte parlava di «inusitata violenza» a danno dei ragazzi della Diaz.Durante il G8, caratterizzato da manifestazioni e duri scontri, in cui fu ucciso anche il manifestante Carlo Giuliani, la Polizia fece irruzione in piena notte nella scuola, dove dormivano decine di partecipanti al "contro-G8": furono picchiati e arrestati senza motivo. Una rappresaglia le cui immagini – volti coperti di sangue, devastazione, urla di ragazze disarmate e picchiate – fecero il giro del mondo. Per coprirsi le spalle ci fu chi depistò le indagini facendo ritrovare nella scuola bombe molotov, così da giustificare l’intervento "risoluto" degli agenti.Una "lezione" che la Polizia riconosce di aver imparato. Proprio Manganelli ieri ha voluto ribadire l’impegno per il «costante miglioramento del percorso formativo relativo al complesso campo dell’ordine e della sicurezza pubblica».