La situazione napoletana fa "registrare" nuovi sussulti nel Pd. In senso letterale, perché tutta la polemica, al calor bianco, ora ruota intorno a un registratore. Il sindaco Rosa Russo Iervolino, che aveva divulgato di aver registrato il colloquio con il segretario dimissionario Luigi Nicolais prima del varo della nuova giunta, ora, dopo la bufera scoppiata, assicura che l’interlocutore era avvertito. E, in attesa dell’arrivo in città del commissario Enrico Morando, sono ancora le dure parole di Nicolais a tener banco: «Sono rimasto senza parole – dice – non avrei mai immaginato una cosa del genere, incredibile in un paese civile. Durante il colloquio – ricostruisce – stavo con Iannuzzi», che è il segretario regionale. «Era una discussione serena, il sindaco ci spiegava per quale ragione non poteva cambiare gli assessori, ho visto che a un certo punto c’è stato lo spostamento di una scatola da un posto a un altro, avevo avuto qualche dubbio, ma non ero certo che contenesse un registratore. Davvero una caduta di stile incredibile». Un clima infuocato, insomma, quello che dovrà fronteggiare Morando, con 60mila tesserati in provincia e una direzione tutta da definire in un partito dilaniato dallo scontro fra fazioni, con importanti esponenti agli arresti, e un altro (Giorgio Nugnes) che si è drammaticamente tolto la vita, arrestato per gli scontri a Pianura e già consapevole che sarebbe stato coinvolto nell’inchiesta Global service. «Il Pd ha perso la percezione della gente e dell’elettorato», dice ancora Nicolais, che ne ha anche per il segretario nazionale: «Per me 5 o 6 assessori nuovi non erano la soluzione, lui – dice, riferendosi a Veltroni – sembrava accontentarsi». Al sindaco, il leader del Pd e il suo referente napoletano Nicolais avevano chiesto un cambiamento più radicale della mera sostituzione degli assessori indagati, i simboli della svolta potevano essere l’ingresso al Bilancio di Francesco Boccia, deputato pugliese vicino ad Enrico Letta, e l’accantonamento del vicesindaco, il notaio Tino Santangelo, legato a doppio filo a Bassolino, predecessore a Palazzo San Giacomo. Ma né l’una né l’altra cosa sono andate in porto, e la Iervolino ha optato (un po’ per scelta, in po’ sull’onda delle rinunce) per un rimpasto minimale. Che era stato annunciato a Luigi Nicolais e Tino Iannuzzi e senza particolari obiezioni da parte dei due nel colloquio registrato: questa la tesi della Iervolino. In realtà quel che voleva spezzare Nicolais, l’uomo su cui Veltroni scommetteva per il dopo-Bassolino, era proprio l’asse fra sindaco e governatore, ma hanno prevalso le ragioni della continuità. E non è un caso che fra gli auguri di buon lavoro alla nuova giunta ci siano anche quelli di Antonio Bassolino: «Superate le difficoltà di questi giorni bisogna subito riprendere il lavoro per dare risposte concrete alle necessità e speranze dei napoletani», prova a sdrammatizzare il governatore, coinvolto da Massimo D’Alema a Matrix l’altra sera, nell’esigenza di ricambio della classe dirigente a Napoli «dopo 15 anni». Parole che certo non deve aver gradito, ma a replicare è Nicola Oddati, altro bassoliniano in giunta a Napoli ed ex dirigente dei Ds locali: «Non siamo attaccati alla poltrona, peraltro malpagata e piena di guai. Se su di noi c’è un giudizio morale bisogna dirlo apertamente», rivendica. Quanto a Bassolino, aggiunge Oddati, «è consapevole che la sua esperienza si chiude col 2010, ma è al Consiglio regionale che deve riferire, è lì che si decide». Ma è la storia della registrazione a monopolizzare i commenti. «Non era mai accaduta una cosa del genere, è il segno dell’evoluzione dei tempi », è quello di Paolo Cirino Pomicino. Sono senza parole i dc di lungo corso, anche se dagli annali spunta un precedente di oltre mezzo secolo fa, con Achille Lauro sindaco registrato dal capo della Dc locale Silvio Gava. «Una cosa fuori dal mondo », anche per il sottosegretario agli Esteri Enzo Scotti. «La vicenda mi interessa poco», taglia corto invece Ciriaco De Mita. Oggi, intanto, a Roma, si riunisce il coordinamento nazionale del Pd. Ci sarà anche Enrico Morando, in procinto di avviare il suo lavoro a Napoli. Ma c’è anche chi, come Arturo Parisi, ritiene che la sommatoria di tanti casi denotino che «il problema non è locale, il partito ormai è una somma di debolezze». Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino