Forse alla fine si chiamerà "Popolari e liberali per l’Europa" o qualcosa di simile, ma a Chianciano l’Udc già pone la prima pietra del cantiere del nuovo centro. «Uno-due-tre…». La speaker interrompe il discorso di Lorenzo Cesa e dietro il sipario ecco comparire il nuovo simbolo, che conserva lo scudo crociato, ma sostituisce la parola "Casini" con "Italia". La scelta era stata ratificata dall’ufficio politico del partito, in mattinata, ma l’"allestitore" di Chianciano ne era avvertito da tempo, come testimonia la coreografia del palco: alle "primarie delle idee", così s’intitola la tradizionale festa dei centristi. «Abbiamo dovuto resistere in un’epoca di partiti personali, ora torniamo a ruoli più congeniali», ha spiegato Casini ai suoi ieri. «E poi stavolta non sarò io candidato premier», ha annunciato. E chi sarà, e che partito sarà, soprattutto? «Un partito per Monti senza Monti», sintetizza Rocco Buttiglione. E l’avvertimento che parte da Chianciano ai due partiti maggiori è chiaro: attenti a ripartire con lo scontro, mettendo da parte l’agenda del premier, perché questo aprirebbe praterie politiche al centro dello schieramento. Cesa lancia un segnale anche a sinistra: «Mi auguro che quella con Vendola sia una coalizione in continuità con Monti», dice portando a galla i dubbi. «La classe politica attuale non basta», apre le porte il segretario, indicando nelle preferenze la modalità per uscire dal pantano della legge elettorale. Tema caro anche a Pier Ferdinando Casini, che prende il microfono a sorpresa, durante la presentazione del libro di Ciriaco De Mita per difendere la scelta: «Sono strumento per ridurre la distanza della gente dalla politica, l’unico modo per conoscere i candidati».E al cantiere centrista arrivano importanti incoraggiamenti. Qualcuno scherza con Raffaele Bonanni, dopo l’intervento: «Ti donava lo scudo crociato dietro le spalle». «Mi ci sono trovato sempre bene», sta al gioco il segretario della Cisl. Smentisce interessi in prima persona, ma «serve - dice - una nuova offerta politica per ridare forza ai mondi vitali dell’associazionismo e della società civile». Ed ecco il ministro Andrea Riccardi: «Sono stato con voi già tre anni fa - ricorda -. Ma quante cose sono cambiate. Allora vi accusavano di guardare al passato, oggi siete proiettati verso il futuro, verso la speranza». Più sfumato Lorenzo Ornaghi, ma auspica anche lui che la politica, tutta, sappia aprirsi a nuove istanze della società civile. «Mi auguro sappiate cogliere l’eredità morale del governo Monti», dice più esplicito Riccardi. Oggi sarà la volta di altri ministri: Catania, Patroni Griffi, Clini e soprattutto Passera. Ma c’è molta attesa per Emma Marcegaglia, anche se lei implora tutti di non chiederle un coinvolgimento personale. Ma molti, da Casini, a tanti esponenti dell’associazionismo, guardano proprio a lei come possibile punto di riferimento.