Ma chi l’ha detto che sui temi della vita un sindaco non ha voce in capitolo? Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, smentisce chi minimizza il ruolo degli amministratori locali sui grandi temi non negoziabili: «Da sempre ribadisco la centralità politica del diritto alla vita, nelle elezioni politiche nazionali come in quelle amministrative».
Come può, un sindaco, sostenere la cultura della vita? Oppure ostacolarla?È chiaro che una riforma della legge 194 sull’aborto è solo di pertinenza del Parlamento. Ma i consultori, ad esempio, sono gestiti a livello locale. E un’amministrazione comunale può favorire l’ingresso dei volontari dei Centri di aiuto alla vita per sostenere le donne in difficoltà, evitando che questi servizi siano anticamere dell’aborto. Può stanziare sussidi per queste madri, come in Lombardia il "Progetto Nasco" ispirato al nostro "Progetto Gemma". Può dare impulso alle "culle per la vita", per affidare i bambini non voluti a mani che li accolgono, nell’anonimato più assoluto, perche l’adozione sia un vero antidoto all’aborto. Roma non è una città qualsiasi. È la Capitale, la sede del successore di Pietro, una fiaccola nel mondo.
Quello che si fa a Roma ha cioè un peso politico e culturale più ampio?È così. Che effetto-eco avrebbe l’inserimento nello statuto comunale della difesa della vita, dall’inizio alla fine? O, all’opposto, l’adozione di registri per le coppie di fatto o per il testamento biologico? Qualsiasi decisione presa a Roma sul fronte dei valori non negoziabili ha un grande riscontro. Se il Campidoglio promuovesse nelle scuole il nostro opuscolo "La vita, umana, prima meraviglia", già diffuso in 13 milioni di copie? Sono convinto che bisogna porre molta attenzione su chi sarà sindaco e sulla sua storia politica.