Coronavirus. Case e monasteri delle diocesi per senza dimora e volontari
Sono giá quattro i senza dimora ospitati nella casa di accoglienza della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano aperta lunedì. Gestita dalla Caritas, si trova in una casa di proprietà della Diocesi. Donata anni fa da due sorelle è stata usata per uffici, ma ora si è scelto di destinarla a chi non può restare in casa perchè una casa non ce l'ha. Può ospitare dieci persone, e dopo appena un giorno si sono presentati già in quattro: tre italiani e un immigrato del Ghana. "Vivevano per strada o in auto, ora hanno una casa - spiega il direttore della Caritas, don Pasquale Cotugno -. Di loro si occuperanno i nostri volontari. Ovviamente tutto è a spese nostre". Sono trenta i volontari impegnati in questi giorni di coronavirus, anche nel ghetto di Tre Titoli dove vivono centinaia di braccianti immigrati. "La carità non va in quarantena", sottolinea il vescovo, Luigi Renna, spiegando che "Casa Bakhita", realizzata proprio dalla Diocesi all'interno del ghetto non ha chiuso. I medici volontari continuano ad operare, stanno informando gli immigrati su come comportarsi in questi giorni, si ascoltano i loro problemi. "Non c'è lavoro, tutto fermo per il coronavirus - denuncia don Pasquale -, così due volte a settimana portiamo viveri e beni di prima necessità".
Aiuti concreti e impegnativi. Come dalla diocesi di Locri-Gerace. Il vescovo, Francesco Oliva, con una nota alla Presidente della Regione, Jole Santelli, al Prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani e al Direttore della Protezione Civile regionale, Domenico Pallaria, ha offerto, attraverso la Fondazione Opera di Religione, la disponibilità di una struttura di proprietà della Diocesi, che si trova nel comune di Sant’Ilario dello Jonio. Si tratta di un immobile, che con pochi interventi, potrebbe essere adeguato alle stringenti necessità legate al reperimento di strutture per aree sanitarie temporanee o l’incremento di posti letto sanitari, di qualsiasi genere. In questo modo, spiega il vescovo, "la Chiesa di Locri-Gerace, partecipe delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce del territorio nel quale è chiamata a vivere la propria missione evangelizzatrice, ha deciso di offrire il proprio contributo alle Istituzioni e lo ha fatto con un aiuto concreto". Non l'unico perchè, aggiunge Oliva, "la disponibilità della Diocesi è estesa anche ad altri edifici di sua proprietà distribuiti nel territorio".
E l'arcidiocesi di Gaeta ha messo a disposizione addirittura un intero monastero. Si tratta di quello di San Magno a Fondi, il paese della provincia di Latina, completamente chiuso, in entrata e in uscita, per l'emergenza Covid-19. Il grande complesso ospita un gruppo di trenta volontari della Croce Rossa Italiana provenienti da più zone del Paese. Si occupano in particolare dei controlli all'ingresso del Mof, il più grande mercato ortofrutticolo italiano. Inoltre portano viveri, medicile e beni di prima necessità a chi non si può muovere. La Diocesi ha così prontamente risposto alla richiesta della Regione, Così, dichiarando la disponibilità, nella persona del responsabile della Fraternità del Monastero, don Francesco Fiorillo, ad accogliere il gruppo di volontari. "La Fraternità - sottolinea l'arcivescovo, don Luigi Vari - quotidianamente incarna proprio l'invito del profeta Isaia ad allargare lo spazio della tenda, a stendere i teli della dimora senza riserve e a rinforzare i paletti per guardare il futuro con altri occhi". Così, prosegue, "rispondendo alla naturale vocazione dei Monasteri e al servizio che storicamente hanno dato ai pellegrini e alle popolazioni, di risposta ai momenti più bui e di grande crisi, anche oggi la Chiesa di Gaeta desidera accogliere proprio nel Monastero San Magno coloro che si prenderanno cura dei più fragili della città". Accanto a loro don Francesco, parroco di Fondi, animatore con la Fraternità di tante iniziative di accoglienza "Proprio come testimoniano le antiche pietre del Monastero - spiega -, sarà questa l’occasione per tutti, per i volontari in primis, per ripartire insieme e per trasformare ogni ferita in feritoia".