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Migranti. Giovanni Paolo II «testimonial» di Salvini? No, solo disinformazione

Mimmo Muolo martedì 12 giugno 2018

Immigrazione e comunicazione, sempre più legate tro loro. Si combatte infatti anche e soprattutto mediaticamente la battaglia su questo argomento. E il campo privilegiato delle "ostilità", riaccesesi in seguito alle iniziative del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e alla vicenda della nave Aquarius, sono naturalmente i social. Dove i messaggi-slogan furoreggiano e spesso traggono in inganno. Si veda ad esempio la "cartolina" che è diventata virale in queste ore. Ritrae un sorridente Giovanni Paolo II con a lato una frase tratta da un suo documento, l'esortazione apostolica post sinodale Ecclesia in Europa, che reca la data del 28 marzo 2003. Il brano riportato è il seguente: «È responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L'accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi». Giovanni Paolo II "testimonial" di Salvini? Chiaro l'intento degli autori: contrapporre la voce di un Papa - santo per di più - a quella dei cattolici (tra i quali anche un cardinale, Gianfranco Ravasi) che in queste ore, di fronte all'attracco negato ai 629 richiedenti asilo dell'Aquarius, hanno citato il Vangelo: «Ero forestiero e non mi avete accolto».

Un'operazione capziosa

L'operazione mediatica è capziosa. E perciò va decrittata nei suoi diversi profili. Il primo e più palese è che dimostra l'esistenza di una centrale di pensiero che mira a spaccare lo stesso mondo cattolico intorno a temi sensibili come l'immigrazione. A questo proposito andrebbe invece ricordato quanto il cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, disse al Consiglio permanente dello scorso gennaio: «Abbiate cura, senza intermittenza, dei poveri e della difesa della vita. Sono due temi speculari, due facce della stessa medaglia, due campi complementari e non scindibili. Non è in alcun modo giustificabile chiudere gli occhi su un aspetto e considerare una parte come il tutto. Un bambino nel grembo materno e un clochard, un migrante e una schiava della prostituzione hanno lastessa necessità di essere difesi nella loro incalpestabile dignità personale».

Una frase decontestualizzata

Il secondo e forse più importante aspetto riguarda l'estrapolazione della frase dal suo contesto documentale. Il brano citato è tratto dal paragrafo 101 dell'Esortazione apostolica ed è immediatamente preceduto da un'altra frase. Eccola: «Ciascuno si deve adoperare per la crescita di una matura cultura dell'accoglienza, che tenendo conto della pari dignità di ogni persona e della doverosa solidarietà verso i più deboli, richiede che ad ogni migrante siano riconosciuti i diritti fondamentali». Se inoltre prendiamo l'incipit del paragrafo 101, troviamo scritto: «Di fronte al fenomeno migratorio, è in gioco la capacità, per l'Europa, di dare spazio a forme di intelligente accoglienza e ospitalità. È la visione "universalistica" del bene comune ad esigerlo: occorre dilatare lo sguardo sino ad abbracciare le esigenze dell'intera famiglia umana. Lo stesso fenomeno della globalizzazione reclama apertura e condivisione, se non vuole essere radice di esclusione e di emarginazione, ma piuttosto di partecipazione solidale di tutti alla produzione e allo scambio dei beni».

Il tutto è inserito, infine, in un capitolo dell'Ecclesia in Europa - il quinto - interamente ispirato alla solidarietà, all'aiuto dei più poveri, all'accoglienza. In definitiva alla carità.

Un esempio di disinformazione

La cartolina virale potrebbe dunque essere assunta come esempio di scuola di quello che papa Francesco ha definito più volte come il più grave dei «peccati dell'informazione». E cioè la disinformazione. Secondo l'insegnamento di papa Bergoglio essa «spinge a dire la metà delle cose, e questo porta a non potersi fare un giudizio preciso sulla realtà». In questo caso infatti il magistero della Chiesa sulle migrazioni viene scisso artificiosamente in due parti. Solidarietà da un lato, rispetto delle leggi dall'altro. E delle due parti viene comunicata solo una, la seconda, evidentemente più vicina alla sensibilità culturale di una certa area politica e delle sue espressioni di governo. L'autentica dottrina sociale della Chiesa tiene invece insieme i due aspetti come le diverse facce di un'unica medaglia.

Magistero in continuità

La riprova - ed è il terzo profilo di interesse - viene anche dai pronunciamenti in materia di papa Francesco. Se un ulteriore "secondo fine" della cartolina virale era quello di contrapporre Wojtyla a Bergoglio, l'intento è destinato a fallire miseramente, poiché anche Francesco ha sempre sottolineato i due aspetti della questione. Valga per tutti a questo proposito il discorso per gli auguri al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede del 9 gennaio 2017.

«Occorre un impegno comune nei confronti di migranti, profughi e rifugiati - affermava infatti il Papa -, che consenta di dare loro un’accoglienza dignitosa. Ciò implica saper coniugare il diritto di «ogni essere umano […] di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse», e nello stesso tempo garantire la possibilità di un’integrazione dei migranti nei tessuti sociali in cui si inseriscono, senza che questi sentano minacciata la propria sicurezza, la propria identità culturale e i propri equilibri politico-sociali. D’altra parte, gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti». «Un approccio prudente da parte delle autorità pubbliche - proseguiva Francesco - non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti, ma implica valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai migranti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione. Soprattutto non si può ridurre la drammatica crisi attuale ad un semplice conteggio numerico. I migranti sono persone, con nomi, storie, famiglie e non potrà mai esserci vera pace finché esisterà anche un solo essere umano che viene violato nella propria identità personale e ridotto ad una mera cifra statistica o ad oggetto di interesse economico».

Parole che non hanno bisogno di commento, se non per quanto riguarda l'evidente continuità di magistero tra i due Pontefici. Che nessuna operazione di disinformazione potrà mai negare.