Il rapporto. Quasi 270mila persone ai centri Caritas: sta aumentando la povertà cronica
Una operatrice della Caritas
Cresce sempre l'Italia che non ce la fa. Una tendenza che non si arresta. Anche e soprattutto al nord, con una nuova questione settentrionale della povertà, segno di un arretramento sociale che nel nostro paese prosegue con passo inesorabile da 10 anni e purtroppo sta conquistando primati europei anche a livello minorile. L'allarme è stato lanciato dal rapporto povertà ed esclusione della Caritas "Fili d'erba nelle crepe, risposte di speranza " che descrive i fenomeni, anche vecchi, di disagio sociale del panorama italiano e che stanno pericolosamente assumendo caratteristiche strutturali. Come i problemi legati all'abitazione o le barriere che limitano la fruizione delle misure di reddito minimo introdotte negli ultimi anni. E proprio la fine del controverso reddito di cittadinanza, misura comunque universale di lotta alla povertà, ha richiesto alle Caritas parrocchiali e diocesane un supplemento di assistenza.
Come ribadito di recente dall'Istat, in Italia quasi una persona su dieci, il 9,7% vive in una condizione di povertà assoluta. Complessivamente si contano 5 milioni 694mila poveri assoluti, per un totale di oltre 2 milioni 217mila famiglie (l’8,4% dei nuclei). Il dato, in leggero aumento rispetto al 2022 su base familiare e stabile sul piano individuale, e il più alto della serie storica. La povertà da un decennio non accenna a diminuire, commentano i ricercatori dell'organismo pastorale della Cei, passando dal 6,9% al 9,7% sul piano individuale e dal 6,2% all’8,4% su quello familiare.
Le famiglie si sono impoverite soprattutto al nord, dove vive la maggioranza dei nuclei stranieri che sono mediamente più poveri. Per la Caritas è la nuova questione settentrionale, al nord dal 2014 al 2023 il numero delle famiglie povere è praticamente raddoppiato, passando da 506mila nuclei a quasi un milione (+97,2%). Nel resto del Belpaese la crescita è stata molto più contenuta, +28,6% nelle aree del Centro e +12,1% in quelle del Mezzogiorno (il dato nazionale è di +42,8%).
Oggi in Italia il numero delle famiglie povere delle regioni del Nord supera quello di Sud e Isole complessivamente. L’incidenza percentuale continua a essere più pronunciata nel Mezzogiorno (12,% a fronte dell’8,9% del Nord), anche se la distanza appare molto assottigliata; E in Italia, come ripete da anni la Caritas, più che nel resto d’Europa le difficoltà economiche sembrano destinate a perpetuarsi di generazione in generazione. Se un quinto degli adulti europei tra i 25 e i 59 anni cresciuti in famiglie svantaggiate tendono a trovarsi in condizioni finanziarie precarie, in Italia, il dato sale al 34%. Valori più alti si raggiungono solo in Romania e Bulgaria.
Altro dramma è l’incidenza ai massimi storici della povertà assoluta tra i minori, pari al 13,8%. "Lo svantaggio dei minori - scrivono gli autori del rapporto - è da intendersi ormai come endemico nel nostro Paese". Sono in tutto un milione e 295mila i bambini poveri, quasi un indigente su quattro è un minore. I nuclei con bambini sono per giunta i più svantaggiati con livelli di spesa molto inferiori alla soglia di povertà. Ulteriore elemento di allarme sociale che si coglie dagli ultimi dati Istat dello scorso 17 ottobre riguarda la percentuale di lavoratori poveri, che tocca l’8% degli occupati anche se esistono marcate differenze. In media rispetto a quelli Ue, i salari italiani sono valati del 4,5% Per un dirigente, quadro o impiegato l’incidenza scende al 2,8%, mentre balza al 16,5 per gli operai.
Nel 2023, nei centri di ascolto e servizi informatizzati della rete Caritas (in totale 3.124, dislocati in 206 diocesi di tutte le regioni italiane) le persone incontrate e supportate sono state 269.689, reddito medio Isee 4.300 euro annui. Quasi 270mila “volti” assimilati ad altrettanti nuclei. Chiedono aiuto alla Caritas circa il 12% delle famiglie in stato di povertà assoluta registrate dall’Istat con un incremento del 5,4% del numero di assistiti in un anno. Dal 2015 ad oggi il numero di persone sostenute è cresciuto del 41,6%. I territori che registrano l’aumento più cospicuo risultano quelli di Sud e Isole (+53,3%) e del Nord Italia (+52,1%). Il peggioramento della condizione di vulnerabilità delle regioni del Nord, segnalato dall’Istat, è confermato dai centri di ascolto con un aumento delle storie di cronicità.
Una persona su 4, di fatto, è seguita da almeno cinque anni. Stretto il binomio tra povertà economica e povertà educativa, il 67,3% degli assistiti possiede al massimo la licenza media inferiore. E quasi una persona su quattro (23%) degli assistiti ha un’occupazione. Le famiglie con minori sono le più numerose e rappresentano il 56,5% dei beneficiari. Inoltre cresce il disagio psicologico e psichiatrico tra gli assistiti: dal 2022 al 2023 il numero di persone affette da depressione o malattie mentali è aumentato del 15,2% ed è aumentata l’incidenza delle persone over 65 (dal 12,1% al 13,4%). Si tratta di 35.875 anziani supportati, a fronte dei 30.692 incontrati nel 2022.