Tanti, troppi i dinieghi alle
richieste d’asilo che rischiano di consegnare i
migranti ai territori a rischio della «
condizione di clandestinità». Tanti e sempre più giovani i
minori non accompagnati che svaniscono nel nulla. E troppe le energie e le risorse sprecate da un
sistema dell’accoglienza spesso generoso ma pieno di contraddizioni e fragilità. E ancora inchiodato alla logica dell’
emergenza. Mentre «preoccupano, anche nei nostri territori, le manifestazioni e le recrudescenze di
intolleranza ideologica, persino potenziate da movimenti politici».
È di fronte a questa trama di criticità che i direttori delle
Caritas delle
diocesi lombarde si rivolgono alle istituzioni – tutte: dallo Stato italiano ai Comuni, ma con particolare attenzione al ruolo e alle responsabilità della
Regione Lombardia – i loro «rilievi e "parole nuove" per un coraggioso approccio al fenomeno migratorio: strutturalmente più aperto, capace di dare risposte immediate a problemi altrimenti gravi e insolubili e, in prospettiva, generare una comunità quanto più integrata». Così si legge nel documento «
Lo stato dell’immigrazione in Lombardia. Esperienze e proposte», firmato dai
direttori delle Caritas.
Il testo di questo documento ricorda anzitutto l’impegno delle diocesi e dalle Caritas lombarde nell’accoglienza di
migranti e
richiedenti asilo. «La distinzione tra (potenziali)
rifugiati e non rifugiati non regge più», affermano i direttori Caritas, chiedendo che a tutti sia assicurata «l’assistenza essenziale», con percorsi volti all’«inserimento sociale» e «premiando l’impegno di ciascun migrante».
Fra le altre richieste: accelerare e semplificare l’iter per il riconoscimento dello
status di rifugiato; concedere permessi a carattere umanitario a tempo prestabilito a chi si vede negato tale riconoscimento; riorganizzare e finanziare il sistema dell’accoglienza, anzitutto trasformandolo da «straordinario» (l’attuale modello Cas) in «permanente» (sul modello
Sprar), con
piccole strutture d’accoglienza diffuse sul territorio; potenziare i «
canali umanitari». E superare una volta per tutte la
legge Bossi-Fini.