«La misura era colma. Ho fatto la mia scelta e sono obbligata ad andare avanti. Quale sarebbe l'alternativa? Vivacchiare, facendo finta di niente? No, mi dispiace, non mi interessa». È la posizione di Mara Carfagna, dopo l'annuncio delle sue dimissioni da Pdl, Parlamento e governo di due giorni fa.«Non posso cedere - dice - è una questione di dignita». Ma, aggiunge, «non voglio la rottura a tutti i costi. Sono disponibile a ricucire, purché arrivino risposte concrete». Vero è che La Russa le ha assicurato «che tenterà tutte le strade per ricucire lo strappo. Ne prendo atto e aspetto. Sono pronta a tornare sui miei passi - ribadisce - ma solo a condizione che si affrontino seriamente le questioni che ho posto». Che sono
in primis quella del «termovalorizzatore di Salerno» che rischia di «non essere fatto» e la città di «finire sotto i rifiuti, dopo Napoli». E su questo primo punto «non scendo a compromessi». C'e' poi la questione di un Pdl «allo sbando», che «rischia di esploderci in mano». Non deve essere «uno strumento di potere a vantaggio di pochi capi locali che fanno il bello e il cattivo tempo, perché questo è l'andazzo». A livello regionale e provinciale, denuncia, «il partito è governato con sistemi dittatoriali. Ed è chiaro che su questo c'è stata una sottovalutazione, se non un avallo, a livello nazionale». Lei, dice, viene «delegittimata perché ci sono altri che contano. Perché sono donna e vorrei vedere cosa sarebbe accaduto se le stesse questioni le avesse sollevate un uomo».Ma «io mi batto per un partito vero, autenticamente liberale e democratico». Quanto alla frase del premier che l'ha definita «signora Carfagna», «il presidente - dice - non lo interpreto. È stato criptico, ma ha detto la cosa giusta: mi sono sempre comportata da signora, anche in questa vicenda». Nella quale non tradisce nessuno: «Non sono candidata a nulla in questo momento. Non sto per trasmigrare da nessuna parte, meno che mai in Futuro e Libertà. Ma a questo punto non voglio più essere tradita dal partito nel quale ho militato e nel quale ho creduto».
LA POLEMICA CON LA MUSSOLINIDa registrare anche lo scontro tra il ministro Carfagna e Alessandra Mussolini (un botta e risposta a distanza a colpi di «vajassa» e «appena ti vedo ti insulto»).