Potenza. Zuppi alla festa di Avvenire: in Ucraina deve esserci una pace vera
Una immagine della festa di Avvenire a Potenza
«Mi auguro che prove di dialogo ci siano, anche in maniera riservata, e mi auguro ci sia anche una grande iniziativa europea. Il dialogo è una tela che si può tessere in tanti modi. Bisogna favorire tante iniziative per ritessere la delicatissima trama della pace».
Parola del cardinale Matteo Zuppi, che domenica a Potenza è stato l’ospite d‘onore dell’ultima serata della Festa di Avvenire promossa dall’Associazione Giovane Europa presieduta da Angelo Chiorazzo e dalla Conferenza episcopale della Basilicata. L’incontro, su “La guerra in Europa e il commino verso una pace giusta”, si è svolto nell’Auditorium del Pontificio Seminario Minore con un grande concorso di pubblico.
È stata l’occasione per parlare diffusamente, per la prima volta dopo il rientro da Mosca come inviato di papa Francesco, degli esiti e delle prospettive della missione di pace affidatagli dal Pontefice e che lo aveva visto recarsi a Kiev a inizio giugno.
Nel corso dell’evento - introdotto da monsignor Salvatore Ligorio, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo - il presidente della Cei a ha precisato con nettezza che in Ucraina «c’è un aggressore e un aggredito, non bisogna confondere le responsabilità», che «la pace deve essere sicura e deve essere una pace vera», tale «che possa portare alla ricostruzione non solo delle cose che sono state distrutte ma soprattutto della convivenza».
Allo stesso tempo ha osservato: «Le armi fanno male, molto male», «Faccio fatica a comprendere la logica delle armi», «C’è la legittima difesa ma anche l’offensiva...», «Così non aiutiamo l’Ucraina, dobbiamo favorire l’azione diplomatica, tante iniziative diplomatiche».
Sollecitato sul titolo dato alla serata, l’arcivescovo di Bologna ha spiegato che «pace e giustizia vanno insieme», bisogna quindi «capire quale può essere una pace giusta che risolva il conflitto, chiaramente per gli ucraini pace giusta significa ristabilire la realtà precedente la guerra, per i russi significherà annettere le zone che a loro parere hanno votato a favore della Russia». «Si tratterà - ha proseguito Zuppi - di trovare la soluzione per tutti questi problemi».
«Se la pace non è giusta - ha insistito - la guerra ricomincia; d’altra parte, non c’è giustizia se non c’è pace», perché «pace e giustizia vanno a braccetto», e «non parliamo di pace a qualunque costo, ma di pace che risolva le cause della guerra».
Alla serata ha partecipato anche padre Enzo Fortunato, già direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi. Per lui «la grande aspettativa è quella della pace, una pace che rispetti ogni persona; la Chiesa ci invita a recuperare un grande segreto, che è quello della preghiera, che è la vera arma per ottenere il dono della pace». Padre Enzo ha ricordato la missione umanitaria che lo ha portato in Ucraina a marzo. Raccontando l’incontro avuto col Pontefice prima della partenza. I tanti piccoli doni che Francesco gli ha affidato per consegnarli ai bimbi, doni da accompagnare con un breve ma forte messaggio del Papa: «Dio non è crudele. Dio coccola. È l’uomo che, quando si sente Dio, diventa crudele».
«Papa Francesco - ha rimarcato il cardinale Zuppi - non accetta la logica della guerra e basta, è un esempio di partecipazione, sofferenze e attesa, il dolore di chi soffre è il suo dolore e deve essere anche il nostro, il Santo Padre ha voglia di fare l’operaio cercando di fare tutto ciò che è possibile fare, piuttosto che essere come gli “umarell”, come li chiamiamo a Bologna», cioè quelli che commentano e criticano il lavoro altrui stando a guardare, senza far nulla.
Durante il colloquio il cardinale Zuppi ha ribadito che «non esiste un piano o una mediazione» della Santa Sede e, sulla scia di quanto già è stato espresso dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, ha ripetuto che all’origine della missione di pace c’è la preoccupazione del vescovo di Roma «per creare tutte le opportunità, vedere, ascoltare e favorire tutto ciò che può portare verso la soluzione del conflitto». «È proprio nel buio che va cercata la luce della pace - ha aggiunto - sapendo che nessuno ha la bacchetta magica e che tutto ciò che può favorirla è importante». Zuppi è tornato sull’aspetto umanitario della missione: «È quello che chiede Kiev, a cominciare dalla protezione dei minori e dai ragazzi; il piano si può e deve mettere in campo ma da qui facciamo fatica a capire la realtà perché qualche volta anche le immagini possono ingannarci, però la morte non è una scena ed è vera, e le migliaia di ragazzi che non tornano a casa devono farci interrogare».