Campania. Violenze sui detenuti, sospesi i 52 agenti. Cartabia: tradita la Costituzione
L'esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere al centro dell'inchiesta giudiziaria
La brutta vicenda delle violenze contro i detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere vede nel complesso 52 agenti carcerari sotto indagine. Tutti sono stati sospesi. "Una volta ricevuta formale trasmissione da parte dell'Autorità Giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere dell'ordinanza di custodia cautelare, sono state immediatamente disposte le sospensioni di tutti i 52 indagati raggiunti da misure di vario tipo. Il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) sta inoltre valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti di altri indagati, non destinatari di iniziative cautelari, e ha disposto altresì un'ispezione straordinaria nell'Istituto del casertano, confidando nel pronto nulla osta dell'Autorità Giudiziaria". Lo annuncia il ministero della Giustizia.
In un video, reso pubblico dal quotidiano Domani e ora agli atti dell'inchiesta giudiziaria, si vedono scene di violenza collettiva assurda da parte di agenti di polizia carceraria nei confronti di diversi detenuti.
"Mi hanno ucciso di mazzate, dal primo piano al seminterrato sono sceso con calci, pugni e manganellate. Non lo scorderò mai". A parlare è un ex detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere, tra i primi a denunciare quanto avvenuto il 6 aprile del 2020 nell'istituto.
Qui, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, quasi 300 agenti della penitenziaria avrebbero pestato per quattro ore,
arrivando a commettere vere e proprie torture, altrettanti detenuti del Reparto Nilo, che il giorno prima avevano protestato dopo che si era diffusa la notizia della positività al Covid di un recluso.
Per questi episodi ieri l'altro, a 52 tra ufficiali e sottufficiali della Polizia Penitenziaria in servizio quel giorno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, sono state notificate dai carabinieri le misure cautelari emesse dal Gip, su richiesta della Procura, per i reati tortura, maltrattamenti, depistaggio, falso; otto sono finiti in carcere e 18 ai domiciliari, mentre 23, tra cui il provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, sono stati raggiunti dalla misura della sospensione dal lavoro. Per gli arrestati inizieranno presto gli interrogatori di garanzia.
Cartabia chiede approfondimenti e incontri
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto approfondimenti sull'intera catena di informazioni e responsabilità, a tutti i livelli, che hanno consentito quanto accaduto in questa struttura dententiva, e un rapporto a più ampio raggio anche su altri istituti. E, d'accordo con tutti i partecipanti al vertice di stamattina, ha assunto immediate iniziative che riguardano sia la situazione contingente sia le attività proiettate in un più lungo periodo. La ministra ha inoltre sollecitato un incontro con tutti gli 11 provveditori regionali dell'Amministrazione penitenziaria, che il Dap sta già organizzando.
Cartabia ha anche convocato stamattina il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria), Bernardo Petralia, il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma e il sottosegretario Francesco Paolo Sisto (la sottosegretaria Anna Macina, che non era presente al Ministero, è stata aggiornata telefonicamente). "Sconcertati dalle immagini diffuse, i partecipanti hanno espresso la più ferma condanna per la violenza e le umiliazioni inflitte ai detenuti, che non possono trovare né giustificazioni né scusanti", sottolinea il ministero della Giustizia, che ha anche parlata di "tradimento della Costituzione".
Un analogo incontro è stato sollecitato con tutte le rappresentanze sindacali del personale dell'Amministrazione penitenziaria, sia del Corpo di Polizia Penitenziaria che delle altre figure professionali. È stato fissato per il 7 luglio dal Sottosegretario Sisto. Utili ulteriori spunti di riflessioni sono stati portati dal Garante nazionale delle persone private della libertà, con particolare riferimento "alla deriva culturale che tali immagini evidenziano".
Nella riunione, è stata inoltre da tutti ribadita la necessità di procedere tempestivamente al ripristino dell'intera rete di videosorveglianza attiva negli istituti. È stata infine soprattutto sottolineata la necessità di rafforzare ulteriormente l'attività di formazione, già in corso, di tutto il personale dell'Amministrazione penitenziaria, anche con l'incremento delle professionalità destinate alla formazione obbligatoria. Tutti i presenti hanno concordato sulla necessità di assumere queste iniziative, perché fatti analoghi non possano ripetersi, anche a salvaguardia della funzione e dell'immagine del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Solidarietà dei sindacati ai colleghi indagati
I sindacati continuano a fare scudo in difesa della Penitenziaria: ieri, davanti al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove sono detenuti otto agenti, il segretario generale del sindacato degli agenti della penitenziaria SppP, Aldo di Giacomo, ha tenuto una conferenza stampa nella quale si è detto "certo" che "il 6 aprile 2020 non vi fu alcun uso sproporzionato della forza, e che il tribunale del riesame ristabilirà la verità". All'iniziativa sono intervenuti anche i deputati di Fratelli d'Italia Edmondo Cirielli, che ha espresso solidarietà agli agenti visitando quelli reclusi, e del M5s Antonio Del Monaco.
In una nota poi, il sindacato Osapp si è detto invece preoccupato per la "campagna mediatica contro gli agenti, con tanto di nomi e
cognomi pubblicati sui quotidiani". Anche il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, ritiene "inaccettabile l'esposizione cui sono state sottoposte le persone sotto indagine per le presunte violenze, con la pubblicazione in prima pagina delle fotografie di decine di loro". Oggi hanno manifestato con un presidio di solidarietà gli aderenti ad un'altra sigla, l'Uspp. L'Uilpa, con il segretario generale Gennarino De Fazio, ha proposto di dotare gli agenti di una body-cam, concordando con quanto sostenuto ieri dal procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere Alessandro Milita.
Il racconto di alcune vittime
C'è poi la voce delle vittime, impaurite (poche quelle che hanno parlato). "Non potevo non denunciare, ma altri compagni non lo hanno fatto perché ancora dentro, in balia degli agenti. Ad oltre un anno di distanza - confessa un ex detenuto - ho però ancora paura. Fu una cosa assurda, mai vista. Ci hanno pestato per ore, facendoci spogliare, inginocchiare, qualcuno si è fatto la pipì addosso, a qualcun altro furono tagliati barba e capelli. Il giorno dopo ci hanno fatto stare in piedi non so per quanto tempo vicino alle brande, come fossimo militari".
Racconti simili - di quella che il Gip Sergio Enea, nel provvedimento di arresto, ha definito "un'orribile mattanza" - arrivano anche da un altro detenuto, le cui parole sono contenute proprio nell'ordinanza cautelare. Si parla del "corridoio" creato dagli agenti nel quale i detenuti passavano e prendevano botte da ogni parte. "Ci hanno costretto a metterci in ginocchio con la faccia al muro - racconta - dopodiché hanno iniziato a picchiarci, soprattutto con manganelli. Chi provava a voltare lo sguardo verso gli agenti veniva colpito al volto. Ricordo che gli agenti formavano una sorta di corridoio umano, in mezzo ai quale eravamo costretti a passare subendo schiaffi, pugni e manganellate".