L'allarme. Caravaggio, il maxi-polo della logistica minaccia il santuario: «Fermatevi»
Il santuario di Caravaggio
È una storia lunga quasi seicento anni, intrecciata di fede e di spiritualità, e anche di natura. Il Santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio, in provincia di Bergamo ma afferente alla Diocesi di Cremona, richiama ogni anno 500mila pellegrini, ma deve fare i conti con l’avanzata di un’urbanizzazione che in quello spicchio di pianura non conosce sosta: a poca distanza potrebbe infatti sorgere un maxi polo logistico. Il patrimonio ambientale circostante al Santuario è dunque «minacciato da iniziative e decisioni che sembrano non tener conto della rinnovata consapevolezza sui temi della tutela ambientale e paesaggistica, non considerando l’origine secolare di questo monumento e del territorio circostante». La Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza episcopale lombarda interviene così sulla questione, per richiamare una forte attenzione rispetto ai rischi del cemento. «Il riferimento – spiega la nota della Consulta – è al progetto di realizzazione di un’ampia zona industriale nel Comune di Misano Gera d’Adda, nella quale potrebbe essere costruito un imponente polo logistico a soli 500 metri circa di distanza dal Santuario. I nuovi insediamenti andrebbero a insistere su un territorio fragile e strettamente legato a un monumento che rappresenta un elemento costitutivo e caratterizzante dell’intera area». Peraltro, ricorda il documento, nel gennaio del 2022 «Regione Lombardia e Conferenza episcopale lombarda sottoscrivevano un protocollo d’intesa per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali di interesse religioso». Ne consegue un appello: «Riteniamo necessario che le istituzioni si assumano la responsabilità di regolamentare questi fenomeni e assumano la tutela di realtà quali il Santuario di Santa Maria del Fonte e del suo territorio. Non solo tutela del monumento, ma anche dell’ambiente e del paesaggio che sono un tutt’uno con esso». Per monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia e presidente della Consulta, «il motivo della nostra preoccupazione è innanzitutto il fatto che viene inferto un danno forte dal punto di vista sia del paesaggio sia dell’ambiente, sia il fatto che l’area contigua al Santuario richiede invece che sia lasciata una certa tranquillità, come avviene da parte del comune di Caravaggio, che osserva dei vincoli paesaggistici. Tutelare il territorio contiguo al Santuario vuol dire tutelare il bene di questo Santuario».
Daisy Pirovano, sindaco di Misano Gera d’Adda e senatrice della Lega, risponde che «la richiesta di insediamento della logistica nell’area produttiva viene dal mercato, ma l’iter per poter presentare la proposta al Comune è partito dai privati proprietari, fra cui l’Istituto per il sostentamento del clero della Diocesi di Cremona, che a fine 2021 ha firmato un preaccordo di vendita di 40.000 mq di sua proprietà alla società proponente, ovvero un quarto della superficie totale. Solo nel 2022 la Diocesi ha deciso di non vendere più, ma ormai l’iter era partito e la società ha scelto di proseguire con un primo lotto, stralciando i 40.000 mq della Diocesi e ridimensionando notevolmente la logistica. Quanto alla zona produttiva che accoglierebbe capannoni artigianali, nel progetto è previsto un cono prospettico per garantire la vista del Santuario e un’importante mitigazione ambientale». La ricostruzione sull’iter della logistica è contestata dalla Diocesi di Cremona: non si è mai arrivati alla firma definitiva per la vendita – si specifica – proprio perché la Diocesi ha avuto consapevolezza del possibile impatto dell’insediamento industriale; la prosecuzione dell’iter da parte della società proponente – sulla base dei terreni acquistati da altri ormai ex proprietari – potrebbe peraltro portare all’esproprio per pubblica utilità dei terreni di proprietà della Diocesi, nonostante l’opposizione alla vendita. È questo il rischio, per il territorio e per un Santuario con 600 anni di storia.