Missione di pace. Un capitano (donna) disarmato in Medio Oriente
Un capitano disarmato in servizio per la pace al confine di Israele. Erica Calibeo è la prima donna italiana osservatore Onu. Abruzzese, 34 anni, nell’esercito da 14, proveniente dal settimo reggimento trasmissioni, è inquadrata da gennaio nella missione Untso, (United Nations Truce Supervision) con sede a Gerusalemme. «È la missione più antica dell’Onu – spiega - operativa fin dal 1949». Una missione per sorvegliare sulla tenuta della tregua in Medio Oriente, la cui durata (65 anni) racconta di una miriade di fallimenti, ma anche di una speranza di pace che non muore mai. La sua personale missione la svolge al confine con il Libano, interagendo fra due nazioni che non si riconoscono ma che almeno hanno imparato a vedere il valore del silenzio delle armi, che tacciono dal 2006. Merito della missione Unifil a guida italiana – a fine luglio il generale Luciano Portolano è subentrato a un altro italiano, il generale Paolo Serra – alla quale è assegnato il capitano Calibeo. Per vigilare sulla “Blue Line” la linea armistiziale fra Libano e Israele, tracciata da piloni blu (il colore dell'Onu) destinati un giorno a diventare un vero e proprio confine condiviso. Una frontiera ancora contesa in tanti punti, che diventano paradossalmente laboratori di convivenza fra popolazioni “condannate” a coesistere per via della politica che non si mette d’accordo sulla loro assegnazione. «Ed è lì che operiamo noi, per “osservare” le violazioni della Blue line e dalla risoluzione 1701 che regolò la cessazione delle ostilità fra Libano e Israele». Un lavoro complesso con un doppio riferimento operativo, Gerusalemme (sede di comando della missione Untso) e Naqoura, sulla costa Sud del Libano (sede del comando Unifil). Quando riesplode il conflitto in Israele sale la tensione anche nei campi palestinesi del Sud del Libano, ma per fortuna ci sono stati solo episodi isolati di lanci di razzi, individuati e circoscritti. «In quei momenti anche per noi scattano alcune restrizioni nei movimenti. Ma niente scorte. Non operiamo mai armati, la gente lo sa».