Altissima tensione alla Camera sulle riforme. Fallisce un
tentativo di mediazione nella capigruppo sul calendario, le
opposizioni chiedono un incontro a Mattarella (il Quirinale fa sapere che i gruppi verranno ricevuti da martedì in poi) e M5S, Sel, Fi e Lega
annunciano che non parteciperanno alla votazione. Boldrini
ricorda che per fermare la seduta fiume serve l'unanimità e
avverte: bisogna evitare il peggio, un epilogo in cui solo una
parte dell'aula sia presente. Il Pd convoca una riunione, ma per
Speranza "tra votare da soli e bloccare il provvedimento è
meglio da soli". E Renzi incalza: "Abbiamo cercato una
mediazione, ora siamo ad un bivio. Loro puntano solo a bloccare
il governo, se non votano è un problema loro". Ma anche nel Pd non mancano voci di protesta con i soliti Fassina e Civati che si chiamano fuori. Le opposizioni scelgono l'Aventino e sono compatte,da destra a sinistra. Un pericolo gravissimo e una deriva autoritaria in questo Paese". È la denuncia di Renato Brunetta, capogruppo Fi sulla riforma
costituzionale nel corso di una conferenza stampa convocata nel pomeriggio. "Un mostro è la riforma elettorale, un mostro la riforma
della Costituzione, insieme fanno un mostro al quadrato che ci
porta in una deriva autoritaria", ha aggiunto e ha
annunciato: il governo d'ora in poi vedrà "sorci verdi" su
ogni provvedimento.
"Domani si chiude", se l'opposizione
non partecipa al voto "noi comunque andremo avanti" sulle
riforme. Matteo Renzi, parlando con i deputati del Pd, è
categorico. "Non mi faccio ricattare da nessuno. Non mi sono
sono fatto ricattare da Berlusconi nè mi farò ricattare da
Beppe Grillo", dice. Il segretario ha sottolineato come dopo la
partita sul Quirinale ora c'è compattezza nel partito. "Il Pd
unito ha mandato fuori di testa molta gente". "Abbiamo scoperto
un'alchimia tra noi. Ci possiamo fidare uno dell'altro".
Questa notte il premier è piombato in aula proprio per
dare un segnale contro l'ostruzionismo. Ha scherzato e discusso
con esponenti di varie forze politiche, tra cui Scotto (Sel) e
Giorgetti (Lega). Poi il segretario del Pd si è avvicinato ai
banchi di Forza Italia per spiegare i motivi per cui occorre
andare avanti. Sono otto mesi - ha detto il premier secondo
quanto è stato riferito da più fonti - che le riforme sono
bloccate alla Camera. Se questa Camera non riesce a votare le
riforme prendo atto che la legislatura è finita e si va a
votare con il Consultellum, a me va benissimo.
Stesso ragionamento fatto anche ad altri esponenti del
Nuovo centrodestra. Alcuni deputati fittiani, tra cui
Castiello, riferiscono la tesi illustrata dal premier: il Pd -
è stato il ragionamento del premier - ha fatto un accordo con
Forza Italia sulle riforme, non sul Quirinale, facendo saltare
l'intesa state portando Berlusconi nel baratro. Se andiamo al
voto faccio chiarezza, dico al paese quello che sta succedendo
e noi stravinciamo.
Fonti parlamentari del Pd sottolineano come si sia trattato
di ragionamenti non minacciosi. In ogni caso il muro contro
muro sul pacchetto costituzionale dura da più giorni. Ma è
ieri notte che si sono registrati forti momenti di tensione.
Dopo un parapiglia che ha coinvolto deputati del Pd e di Sel
(Gianni Melilla di Sel ferito ad una mano è andato anche
nell'infermeria di Montecitorio; un'altra deputata di Sel,
Donatella Duranti, dolorante ad una spalla, ha ricevuto un
calcio durante la rissa) è stata sospesa più volte la seduta.
Alla fine il bilancio è di 13 espulsi: si tratta di Carla
Ruocco, Alfonso Bonafede, Alessandro Di Battista, Davide
Tripiedi, Diego De Lorenzis, Emanuele Scagliusi, Giuseppe
Brescia, Stefano Vignaroli, Arianna Spessotto, Gianluca Vacca,
Mirella Liuzzi. "Siamo noi i custodi della Costituzione",
attacca Beppe Grillo.