Il testo base c’è, l’accordo è ancora lontano. Si viaggia spediti in commissione Affari costituzionali alla Camera, dove si prevedono anche sedute notturne per rispettare l’intesa almeno sui tempi, che dovrebbe portare la legge elettorale in aula mercoledì. Ma collegi, preferenze e soglie restano ancora capitoli da definire. Le divergenze trasversali rendono impervio il percorso, ma chiudere è fondamentale per Renzi e Berlusconi. Alfano, però, non intende rinunciare alla sua proposta, mentre nel governo si apre il fronte tra il premier Letta e il ministro Franceschini. Si tratta, allora, nelle diverse sedi. Il Pd resta per ora spettatore, in attesa di capire come si scioglieranno i nodi tra Ncd e Forza Italia. Il segretario democratico piuttosto continua a monitorare il suo gruppo, dove non crede che comunque ci saranno franchi tiratori. Sebbene ieri le divergenze siano state ampiamente sottolineate nella riunione dell’area di Gianni Cuperlo. A scanso di equivoci, il segretario del Pd lancia allora un messaggio per tutti, alleati e non: nulla vieta di votare nel semestre di presidenza dell’Ue. «Tecnicamente si può – avverte il sindaco di Firenze – , ma sarebbe opportuno evitare». Perché, spiega, «questa è l’ultima chance anche per i parlamentari. Io più che fare l’accordo non posso». Il punto è che «se c’è l’accordo di tutti le soluzioni si trovano». Ognuno però deve metterci buona volontà. «Io avrei preferito mettere le preferenze perché in questa stanza del Pd ero uno dei pochissimi che voleva le preferenze ». Poi però che si fa?, si chiede: «Rinunciamo a tutto perché mancano le preferenze e andiamo paradossalmente a votare con una legge che prevede le preferenze in circoscrizioni enormi?». A questo punto è una questione di «credibilità», insiste. L’Italicum, dunque, potrà subire le sue modifiche, purché l’impianto non si tocchi. Specie per quanto riguarda il ridimensionamento dei «partitini», che con i loro veti «hanno fregato l’Italia in questi anni». Un sistema di «pesi e contrappesi che poteva andare forse nella prima Repubblica».Ma il tentativo di mandare avanti il lavoro parlamentare, tenendo fermo l’impianto, va avanti. Ncd chiede a Pd e Fi di ragionare sull’introduzione di un sistema misto collegi-preferenze. Sembra destinato a rientrare sotto forma di emendamento il nodo 'salva- Lega'.Gli altri fronti restano invece aperti. Se le preferenze, sulle quali si è espresso a favore il premier, restano fondamentalmente un terreno di scontro tra Fi e Ncd, la questione delle soglie (quella di accesso e quella del premio di maggioranza) riguardano una trattativa più ampia, ma è sui collegi, che rendono gli effetti del testo più o meno maggioritari, che si consuma il braccio di ferro. Per l’accesso, non si esclude il passaggio dal 5 al 4 per cento, mentre appare possibile salire dal 35 al 37 per cento dei consensi per ottenere il premio di maggioranza. Più complessa la definizione della ripartizione dei collegi, su base nazionale o circoscrizionale e del conseguente riparto dei resti. Forza Italia ieri non ha voluto cedere sulla competenza parlamentare per disegnare i collegi elettorali. Brunetta è riuscito a spuntarla. Il Pd, invece, vuole assegnare, «come si è sempre fatto in passato», una delega al governo. Il capogruppo azzurro, però, per evitare la spaccatura, concede che se non si raggiungerà un’intesa e se la questione dovesse mettere a rischio la legge, spetterà all’esecutivo trovare la soluzione. Una mediazione che, almeno per ora, mette tutti d’accordo.