Commissariare Mineo e commissariare anche i recentissimi appalti per i centri di prima accoglienza a Roma, quelli vinti in gran parte da una cooperativa legata a tre imprenditori arrestati ieri. Sono le decisioni che si appresta a prendere Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, dopo il nuovo tifone che ha investito il settore dell’accoglienza ai migranti. «Li avevo avvertiti – si sfoga l’ex pm anticamorra – che l’appalto nel Cara di Mineo era irregolare. Avevo mandato ben due pareri negativi al consorzio che gestisce il centro. Quella gara per l’affidamento dei servizi non rispettava le norme. Ma se ne sono fregati e non lo hanno revocato. Sono fatti che giustificano il commissariamento e che ho segnalate anche al ministro Alfano». E invita anche «a riflettere su tutto il sistema degli appalti per l’accoglienza ai migranti». Non è il primo intervento dell’Anac nella vicenda di 'Mafia Capitale' né sarà l’ultimo. Cantone, dopo gli arresti di ieri, ha messo gli occhi anche sui nuovi affidamenti per i centri di accoglienza a Roma. E non è certo un caso che ieri, dopo un convegno alla Camera su
Etica e politica, si sia incontrato col prefetto della Capitale, Franco Gabrielli. Lo scorso 28 aprile la Prefettura ha comunicato i vincitori dei sette lotti per assicurare i servizi di accoglienza ai cittadini richiedenti protezione internazionale per il periodo 1 maggio-31 dicembre 2015. In tutto 3.185 persone per un costo di 27 milioni e 311mila euro. Una scelta, quella dei lotti (ognuno corrisponde a una Asl), fatta per evitare accaparramenti da parte di poche cooperative e centri troppo grandi. Ma a leggere l’esito il risultato non sembra raggiunto, anche alla luce degli arresti di ieri. La gara per il primo lotto, 508 posti, relativo al centro storico, è andata deserta. Il quinto lotto, 390 persone, relativo ai comuni della provincia del distretto della Asl RmF, è stato vinto dalla Croce Rossa insieme all’associazione 'Nessun luogo è lontano'. Il settimo, sempre in provincia (Asl RmH), per 771 rifugiati, è andato alla cooperativa Inopera (molto citata nell’ordinanza di ieri e molto criticata per la gestione dei centri di raccolta rom). Il resto (Asl RmB, RmC, RmD, RmE, RmG), per 1.516 rifugiati è andato al Raggruppamento temporaneo d’impresa tra le cooperative Tre Fontane e Senis Hospes. La prima fa parte del consorzio 'Casa della solidarietà' (Cds) che insieme alla cooperativa 'Domus caritatis' si è spartito per anni, assieme alla '29 giugno' e alla 'Eriches' di Buzzi, il ricco affare degli immigrati, sia per i centri di prima accoglienza che per gli Sprar. Due realtà nate dopo che la diocesi di Roma impose nel 2010 l’estinzione dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone per una serie di violazioni sia delle leggi che della natura stessa di ente ecclesiastico. Ma chiusa l’Arciconfraternita sono proseguite le attività sia di Cds che della Domus. A portarle avanti i due fondatori e guide assolute, Tiziano Zuccolo e Francesco Ferrara, indagati a dicembre, arrestati ieri. Con loro in carcere è finito anche Sandro Coltellacci, proprio della 'Tre Fontane', creatura anch’egli del duo Zuccolo-Ferrara, come dimostra ad esempio un accordo sindacale con la Cisl firmato proprio da loro nel 2009 a nome di tutte le cooperative del consorzio Cds, 'Tre Fontane' compresa, che oltretutto è partecipata al 33,3% proprio dal consorzio. Il tutto sotto l’ombrello della cooperativa 'La Cascina' nella quale attualmente lavora Ferrara mentre ci aveva lavorato anche Zuccolo (che dopo lo scoppio dell’inchiesta, da febbraio non ha più incarichi ufficiali in nessuna delle cooperative). Proprio 'La Cascina' è coinvolta anche nella vicenda degli appalti irregolari al Cara di Mineo. Così come la 'Senis Hospes', finita in altre vicende non chiare legate agli appalti per migranti gestiti da Luca Odevaine. E ora? Cantone indica un percorso. «Il prefetto, accertato il legame tra la cooperativa e personaggi arrestati per mafia dovrà emettere un’interdittiva antimafia. A quel punto interverremo noi commissariando l’appalto. È già successo proprio per un appalto a Roma, nell’ambito di 'Mafia Capitale', quello della cooperativa 'Edera' per la gestione di lavori per l’Ama. Ma poi dovremo cominciare a riflettere su tutto il sistema dell’accoglienza agli immigrati».