Appello. «Dalla legalizzazione conseguenze deleterie»
Gentile direttore,
la profonda preoccupazione per l’ennesimo
attacco che da più parti si abbatte contro la famiglia, i valori che la
rappresentano e la crescita dei figli, ci ha spinto a prendere carta e penna e
a indirizzarle questa lettera, nell’augurio che possa essere letta e fatta
propria non solo dai cattolici, ma da tutte le persone di buona volontà.
L’occasione è data dalle recenti
dichiarazioni di alcuni esponenti politici in merito ad una possibile
legalizzazione della cannabis, in cui sono tornati a trattare ancora una volta
con disarmante leggerezza, pressappochismo e mancanza di competenza un tema che
interessa il futuro delle nuove generazioni. Proposte di legge e prese di
posizione che, se accolte, potrebbero avere conseguenze deleterie. In primis sui
ragazzi, sia perché sono provati scientificamente i danni provocati dalla
marijuana in età adolescenziale, sia perché per i giovani più indifesi potrebbe
essere solo la porta d’accesso a sostanze più pericolose. Ma avrebbe
conseguenze deleterie anche per le loro famiglie che, già prese da mille
preoccupazioni lavorative ed economiche e sempre più impegnate e in difficoltà
a gestire i loro figli, si troverebbero ancor più in condizioni di abbandono ed
impotenza di fronte a un fenomeno presente in tutta la società. Non possiamo
dimenticare che il consumo di hashish e marijuana è in crescita, riguarda quasi
un ragazzo su 5 sotto i 24 anni e che una liberalizzazione probabilmente farebbe
crescere questi numeri come sta avvenendo in Colorado.
Siamo un gruppo di comunità di
recupero dalla droga e di associazioni di volontariato che da più di trent’anni
si batte sul campo, non a parole ma in modo molto concreto, a fianco delle
fasce più deboli della società, emarginati e tossicodipendenti. Molte di noi hanno
come riferimento la fede cattolica, altre seppur non confessionali sono nate
sull’impulso dei principi di solidarietà, soprattutto verso i più fragili e
soli, giovani e giovanissimi in primo luogo. Dal nostro punto di vista - che è
quello degli educatori - assistiamo sbigottiti a queste continue prese di
posizione dettate spesso più da orientamenti ideologici che da evidenze
scientifiche, che calpestano senza troppe difficoltà i principi educativi
elementari e che mettono in discussione i caposaldi della nostra società.
Orientamenti che tendono a
considerare “normale” l’uso di droga, allontanando i ragazzi dalla
consapevolezza di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, rendono il nostro
impegno sempre più difficile: come puoi spiegare a un giovane che sta
distruggendo se stesso e la propria famiglia che deve trovare la forza di
cambiare? La modernità e l’apertura di vedute, o anche la tolleranza verso chi nutre
legittime e differenti opinioni, non significa abdicare ai valori fondanti del
vivere comune e al patto sociale che lega gli uomini. Non vogliamo
criminalizzare chi fa uso di sostanze, tanto che non abbiamo mai considerato il
carcere la soluzione per il problema della droga. Anzi, le nostre Comunità hanno
trasformato, utilizzando gli attuali strumenti legislativi, migliaia di anni di
detenzione in percorsi di recupero e di reinserimento sociale, onorando ciò che
dice la nostra Costituzione quando parla di pena “non afflittiva ma
rieducativa”. Ma il limite, come diceva Voltaire, è la sostanza della vera
libertà, che deve fermarsi di fronte a quella degli altri.
E’ fondamentale che lo Stato metta dei paletti fra ciò che è
lecito e ciò che, a nostro parere, deve rimanere illecito, graduando
chiaramente le sanzioni da amministrative per il consumo a penali per lo
spaccio. Senza dimenticare – e questo è molto importante - che la coltivazione
di marijuana, se legalizzata, apre la strada a scenari inquietanti.
«Non è con la liberalizzazione delle droghe che si può
ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza», ha detto Papa Francesco in
occasione di un suo viaggio in America Latina. Siamo sicuri che la
marijuana libera a casa e a scuola, dove i livelli di apprendimento sono sempre
più compromessi dall’uso di sostanze, siano un’espressione di libertà e progresso?
E che la libertà di drogarsi, come pensano alcuni anche in buona fede, sia un
diritto civile?
Centro Italiano di Solidarietà don
Mario Picchi di Roma
Comunità Incontro
ExodusExodus
Casa del Giovane Pavia
Gruppo Valdinievole Soc.Coop.
Società cooperativa Papa Giovanni
XXIII
Comunità Accoglienza AGAPE
Comunità San
Patrignano
Comunità Promozione Umana
Comunità Mondo Nuovo