Dai tumori ci si può difendere. Prima di tutto con un'alimentazione sana e uno stile di vita giusto. E poi si deve sostenere e sviluppare la ricerca per rispondere alla patologia con terapie sempre più efficaci. Per questo dall'Associazione
italiana ricerca sul cancro (Airc) anche quest'anno torna a vendere le "arance della salute". Con i fondi raccolti saranno sostenuti i progetti di ricerca in ambito oncologico. Inoltre insieme alle arance sarà distribuito l'opuscolo "Il cibo giusto a ogni età" con i consigli di chef e nutrizionisti per vincere la battaglia per la salute con la forchetta.
Un passo necessario, seppure non l'unico. Anche l'ambiente, ad esempio, va salvaguardato. Dalla Terra dei fuochi allo smog che avvolge le città, tutto concorre a farci del male. Anche perché nel 2014 il cancro causerà circa 180mila morti tra gli italiani, di cui il 44% tra le donne. La causa sarà soprattutto il tumore al polmone, che da solo conterà circa 34mila decessi, seguito a ruota dai tumori all'intestino (23mila) e al seno (12mila). I dati arrivano dall'Istituto Mario Negri di Milano, e sono stati presentati oggi dall'Airc per sottolineare quanto sia «ancora necessario, oggi forse ancor più di prima,
investire nella ricerca».
Quasi il 70% dei tumori, dicono gli esperti, «potrebbe infatti essere prevenuto o
diagnosticato in tempo se tutti avessimo stili di vita corretti e aderissimo ai protocolli di screening e diagnosi precoce». Le arance rosse, che i volontari distribuiranno sabato 25 gennaio a fronte di un contributo minimo di 9 euro, «contengono il 40% di
vitamina C in più rispetto agli altri agrumi, e gli antociani,
dagli straordinari poteri antiossidanti».
«L'obiettivo - spiega Maria Ines Colnaghi, direttore
scientifico Airc - è raccogliere 3 milioni di euro, una cifra
importante per iniziare l'anno nel migliore dei modi, e che sarà
fondamentale perché contribuirà a garantire la continuità di 490
progetti di ricerca ad elevato livello scientifico, attivi nelle
più qualificate istituzioni di ricerca italiane».
Questi fondi permettono anche a diversi ricercatori italiani all'estero di
tornare nel nostro Paese. «Perché noi non siamo contro la fuga
dei cervelli - ha commentato Piero Sierra, presidente Airc -. L'esperienza all'estero è fondamentale. Ma è importante che poi queste esperienze rientrino in Italia».